La poesia come la luce per restituire il cuore e l'essenza delle cose

La luce, il sole, la luna, il cielo abbagliante e tutti i fenomeni fisici che lo colpiscono con il loro irrompere improvviso sono gli elementi che danno a Stefano Malagoli l’ispirazione a creare versi poetici immediati che, proprio con la velocità di un bagliore che colpisce inaspettatamente, lui trascrive subito o su un quaderno o sul cellulare; è in questo modo che è nato il suo primo libro di poesie “Rimani, luce”. Stefano, nato a Mirandola nel 1988, si è laureato in Fisica ma lavora (dopo una prima esperienza come operatore socio-saniatario nella disabilità psichiatrica) alla Cooperativa Sociale Nazareno di Carpi, all’ufficio comunicazioni ed eventi. Da quattro anni abita a Reggio Emilia; ama tantissimo la musica che suona con vari strumenti in compagnia di amici esperti, è amante del pane e del formaggio fatti in casa, delle birre Stout, di Lucio Dalla e di G.K. Chesterton. La poesia è ciò che adora in assoluto ed i poeti Mariangela Gualtieri, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale e Ada Negri sono i suoi punti di riferimento.

«Scrivere una poesia - sostiene Stefano – è un momento viscerale più della musica. La poesia è più scarna, ha meno imbellettamenti, ha caratteristiche uniche che vanno più all’osso delle cose perché la parola ti scava dentro più della musica».

Aveva da poco iniziato le scuole superiori quando Malagoli formula in rima un pensiero che trascrive subito e così crea la sua prima poesia continuando a “verseggiare” sino ai primi anni dell’Università per poi interrompersi perché, come lui ama sottolineare “la poesia è un accadimento”. Finalmente, due anni fa, ritrova la sua vena poetica e riprende a scrivere per arrivare ad oggi con l’edizione di “Rimani, luce” (pubblicato ed acquistabile su Amazon), editor Tommaso Guerrera, in cui raccoglie cinquantasette poesie.