Io, l’highlander delle videoteche resisto ancora nella trincea
Ci si vestiva, si usciva di casa e si andava in negozio, dove si poteva passare mezz’ora e più per scegliere il titolo che avrebbe garantito due ore di svago, pena una serata orribile. Erano gli anni Novanta e i primi Duemila, quelli del videonoleggio. Non esisteva altro modo per vedere un film prima che, dal cinema, passasse in televisione. Erano anche i tempi delle videocassette (vhs, ovvero “Video Home System”), quegli oggetti grandi e neri e con una pellicola al loro interno dei quali i giovanissimi di oggi ignorano perfino l’esistenza (come dei 33 giri, peraltro, ma questo è un altro discorso). Poi arrivarono le pay tv e lo streaming a fare concorrenza ai videonoleggi. Sono poche oggi le videoteche ancora aperte e quelle che sopravvivono realizzano introiti bassi. Ne abbiamo parlato con Andrea Rimondi, titolare del negozio Videobif di viale Manzoni, l’ultima videoteca rimasta a Carpi e in tutta la Bassa.