Pitti Filati chiude bene ma calano gli italiani

Il calendario estivo delle fiere fiorentine della moda si è chiuso con Pitti Filati che rispecchia l’andamento delle “sorelle” Pitti Uomo e Pitti Bimbo: calano i compratori, in linea col rallentamento del mercato in atto (meno 10 per cento la produzione italiana di filati nei primi tre mesi dell’anno). Nel complesso il salone internazionale di riferimento per i filati da maglieria, che ha ospitato 134 marchi di cui 30 esteri, è stato visitato da 5 mila 350 buyer, di cui 2 mila 900 stranieri (in testa Germania, Francia e Regno Unito) rimasti più o meno stabili rispetto all’ultima edizione estiva. Scendono del 5-6 per cento invece gli Italiani, con 150-160 arrivi in meno. “In un 2019 così faticoso per l’economia e gli scambi commerciali a livello internazionale, e a maggior ragione nel nostro Paese – dichiara Agostino Poletto, direttore generale della società organizzatrice Pitti Immagine – siamo decisamente soddisfatti anche dei risultati numerici, con la conferma dei compratori esteri rispetto al 2018 e una contenuta diminuzione degli italiani”. L’85esima edizione di Pitti Filati è andata in scena alla Fortezza da Basso di Firenze dal 26 al 28 giugno presentando le tendenze dei tessuti e dei filati per la stagione autunno-inverno 2020-21. Nonostante sia una fiera più “tecnica” rispetto a Pitti Uomo e Pitti Bimbo, quella che attira meno curiosi, blogger e trend setter, per gli addetti ai lavori (stilisti, buyer, filatori, imprenditori, agenti) è forse la più importante perché rappresenta un osservatorio sui trend del futuro e su come dovranno essere impostate le collezioni. Presentando l’eccellenza della filatura per maglieria su scala internazionale, attira inoltre i designer dei più prestigiosi marchi di moda che arrivano a Firenze in cerca di input e suggestioni creative per cominciare a disegnare i capi.