L’ultima battaglia che trasfigurò la Chiesa

Tra le tante facoltà che più caratterizzano l’uomo e che lo rendono capace di esprimersi troviamo la parola. Attraverso di essa ci si introduce nell’universo dei rapporti umani, si comunica il proprio vissuto, i pensieri, i desideri, le emozioni. Attraverso di essa si conosce, si approfondisce, si interpreta, si reinventa, si crea, ci si consegna all’altro. Attraverso questo dono, all’uomo è permesso di vivere pienamente la sua dignità, nella misura in cui sa fare tesoro di tale parola, facendola diventare espressione di una verità e di una bellezza interiore tale da comunicare in modo significativo e costruttivo. Questa premessa è necessaria e va posta ad incipit alla recensione dell’ultimo libro di Aldo Maria Valli, “L’ultima battaglia”, (Casa editrice Fede & Cultura, 240 pagine, 19 euro). Un romanzo, ambientato in un futuro imprecisato, ma non troppo lontano, nel quale gli umani convivono con i cyborg, si viaggia con l’hyperloop e la Chiesa cattolica è cambiata, trasformata da una riforma interreligiosa e umanitaria che, in nome dell’ecumenismo, della tolleranza e della fratellanza universale, ha vietato il segno della croce, le benedizioni pubbliche e le preghiere. Una teologia smart, in cui proliferano i papi emeriti (che vivono in un apposito albergo), la basilica vaticana è diventata il Tempio Numero Uno, piazza San Pietro la piazza del Dialogo e i preti, si sono visti riconosciuto canonicamente il diritto ad avere figli, possono sposarsi anche con altri uomini. Scelta audace quella di Aldo Maria Valli, controcorrente, forse non da tutti condivisibile, che potrebbe anche risultare poco misericordiosa e poco rispettosa degli altri. Ma l’obiettivo che il testo pone è quello di provocare la riflessione, di spiazzare, di aiutare a prendere coscienza della situazione contorta del momento. Un romanzo surreale che intende dare un segnale, nella speranza che esso possa contribuire a modificare in meglio le dinamiche di comprensione.