Interlinea del 5 dicembre

Dammi la mano, di Megan Abbott

egan Abbott, nata a Detroit, è autrice di nove romanzi gialli, che le hanno dato grande notorietà e successo, ma solo tre dei quali sono stati pubblicati in Italia. L’ultimo di questi, ancora una volta un thriller, è in libreria da poche settimane e si intitola “Dammi la mano” (Einaudi Stile Libero Big, 376 pagine). Racconta l’intricato rapporto che lega Kit e Diane, amiche dai tempi del liceo. La prima, voce narrante della storia, è una brillante ricercatrice che è riuscita a costruire la propria carriera con grandi sforzi, partendo dal basso; la seconda è apparentemente la tipica ragazza “perfetta”, cui tutto riesce semplice e lieve, soprattutto lo studio. Le due giovani si sono perse di vista dopo il diploma: il loro legame si è incrinato quando Diane ha confessato a Kit un vissuto molto personale, la cosa peggiore che abbia mai fatto. Non sai chi sei, finchè non hai un segreto: con questa frase Diane accompagna la propria confidenza e Kit ne rimane tanto sconvolta quanto incapace di reagire. A distanza di anni, Kit è a un passo dal raggiungere un successo professionale capace di cambiarle la vita. Sulla sua strada, però, ritrova Diane, che viene assunta nello stesso laboratorio, quello della dottoressa Severin nel cui ambito si sta svolgendo un progetto di respiro internazionale, e così si ritrovano a competere per la stessa prestigiosa posizione. L’antico antagonismo si riaccende, eppure nessuna delle due compie un passo in più rispetto all’altra per paura che il passato torni a galla, mentre nel presente la stessa Diane ha scoperto qualcosa con cui a sua volta tiene Kit sotto assedio psicologico. Che cosa succede in noi quando qualcuno, un’altra persona, dà voce ai timori più riposti, meschini e inconfessabili che nutriamo sul conto di noi stessi? Ci sentiamo come privati della pelle, come se tutto quello che c’è sotto, l’intrico sanguinolento di vene e muscoli, fosse nudo ed esposto. Kit evolve nello svolgersi della narrazione: gli eventi la cambiano, la induriscono e la sua mente diventa più lucida, cinica persino, allineandosi con quella così controversa dell’”amica”. “Dammi la mano” è un romanzo che difficilmente si interromperà prima di essere giunti a un finale che sorprende davvero, quando invece si crede di avere capito tutto già a poche pagine dalla conclusione. E questo non è risultato da poco in un momento in cui i lettori chiedono libri che li scuotano ed emozionino. Megan Abbott ci riesce benissimo. Il suo è un thriller magnetico che mostra come il male, spesso, si annidi tra le ombre delle persone che pensiamo di conoscere e amare e che ha fatto dire a Stephen King “riesce a darmi i brividi nella maniera migliore possibile”.

 

La cosa buffa è che non sappiamo quasi niente l’una dell’altra. I nostri compleanni, le nostre canzoni preferite, chi ci ha fatto battere il cuore e chi no. Siamo state amiche – ammesso che Diane sia mai stata amica di qualcuno – per pochi mesi e molto tempo fa. Ma sappiamo una cosa che nessun altro sa. L’unica cosa che conti davvero.

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