Interlinea di Valeria Cammarota

Cambiare l’acqua ai fiori, di Valérie Perrin

Cambiare l’acqua ai fiori” è il secondo romanzo dell’attrice, fotografa e sceneggiatrice (lavora al fianco del marito Claude Lelouch) Valérie Perrin. Dopo un ottimo esordio con Il Quaderno dell’Amore perduto (2015), l’autrice torna oggi con un romanzo che è, insieme, una storia emozionante e un giallo inaspettato che prende forma di capitolo in capitolo. Vincitore nel 2018 del Prix Maison de la Presse, Cambiare l’acqua ai fiori (edizioni e/o, 480 pagine) racconta la storia di Violette Toussaint, la guardiana del cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’”Eleganza del riccio”, perché come lei nasconde dietro una vita apparentemente piatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai propri cari, sono tante le persone che si fermano nella casa di Violette, una donna che è complicato descrivere con pochi semplici aggettivi, quando invece è proprio la lettura integrale del libro che, nel suo dipanarsi, restituisce la complessità e la grazia del suo carattere, raffinato come la sua bellezza, frutto di una vita eccezionale chissà come uscita lieve da una tragedia famigliare. Recuperata una esistenza più o meno serena, un giorno riceve la visita di un poliziotto, Julien Seul, arrivato da Marsiglia con una strana richiesta: sua madre, da poco scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami che intrecciano e saldano passato e presente. Violette Toussaint è un personaggio incantevole, che nella vita ne ha viste tante, ma che la levità di vivere ha salvata. Sarà a dispetto del dolore, infatti, che a un certo punto la protagonista sentirà inatteso e urgente il bisogno di uscire da sé per riunirsi agli altri. “I miei vicini non temono niente. Non hanno preoccupazioni, non si innamorano, non si mangiano le unghie, non credono al caso, non fanno promesse né rumore, non hanno l’assistenza sanitaria, non piangono, non cercano le chiavi né gli occhiali né il telecomando né i figli né la felicità. Non leggono, non pagano le tasse, non fanno diete, non hanno preferenze, non cambiano idea, non si rifanno il letto, non fumano, non stilano liste, non contano fino a dieci prima di parlare, non si fanno sostituire. Non sono leccaculo né ambiziosi, rancorosi, carini, meschini, generosi, gelosi, trascurati, puliti, sublimi, divertenti, drogati, spilorci, sorridenti, furbi, violenti, innamorati, brontoloni, ipocriti, dolci, duri, molli, cattivi, bugiardi, ladri, giocatori d’azzardo, coraggiosi, fannulloni, credenti, viziosi, ottimisti. I miei vicini sono i morti”.

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