Voluto da Alberto Pio, al suo posto sarebbe poi sorto palazzo Scacchetti

Prima di essere palazzo il Comune era un macello

Quello che è oggi il nostro Palazzo comunale o Municipio venne ideato, progettato e costruito, come abitazione e fabbrica della famiglia Scacchetti a partire dal 1780, come risulta dai documenti manoscritti conservati nell’Archivio storico comunale. Fu nell’aprile di quell’anno, infatti, che Giovanni Carlo Scacchetti, figlio di Carlo Francesco, facoltoso imprenditore del truciolo, ricorse al Duca di Modena, Ercole Rinaldo III d’Este per chiedergli l’autorizzazione ad acquistare comprare “quel torrioncello” denominato la Torretta, di proprietà della Camera Ducale, che al momento serviva come macello pubblico e per la vendita delle carni vaccine. La sua intenzione era quella di demolirlo per estendere sull’area così ricavata un edificio esistente lì a fianco, prospiciente la piazza. Questo “torrioncello”, come viene definito nei documenti d’archivio, faceva parte, come torretta angolare, della struttura difensiva del castello di Carpi. Gemella simmetrica di quella che ancora oggi chiamiamo Torre dell’Uccelliera, esisteva fin dal 1480 e al suo fianco sorgeva un edificio porticato. Torre ed edificio sono ben visibili nella mappa della città “a volo d’uccello” disegnata da Luca Nasi nel 1677 e avevano a lungo ospitato le cosiddette beccherie, prima di ridursi, a causa dell’incuria, quasi alla condizione di ruderi in degrado. Nel torrioncello si macellavano le carni che venivano poi vendute nell’edificio porticato lì a fianco del quale lo stesso Alberto Pio rivendica la costruzione nel proprio testamento, definendolo domum macelli pubblici collocato accanto al confinante hospitium publicum, l’albergo pubblico. L’individuazione di questa curiosa e sconosciuta funzione utilitaristica a ridosso o addirittura parte del castello fortificato si deve alla studiosa Elena Svalduz (“Da Castello a città Carpi e Alberto Pio 1472-1530”, Roma 2001) che avanza anche l’ipotesi che prima che venisse fatto passare tra i due edifici il Canale dei Mulini, introdotto in città nel 1534 e ben visibile nella pianta del Nasi, fosse già stato predisposto un sistema per lo scolo delle acque, indispensabile viste le funzioni ospitate nel sito. Nei libri dei partiti della Comunità (dove venivano riportate, in sintesi, le decisioni prese dai governanti cittadini) della seconda metà del Cinquecento si fa più volte riferimento a un macellum penes beccarias e nella mappa citata viene raffigurato come l’edificio porticato opposto al Portico del Grano.

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