Un distretto resiliente tra luci (poche) e ombre

Resilienza è la parola che Franco Mosconi ha utilizzato per descrivere il distretto tessile-abbigliamento di Carpi. Il docente di Economia industriale all’Università di Parma è intervenuto nell’ambito del seminario “L’industria della moda. Fra sostenibilità e industria 4.0” che si è svolto nei giorni scorsi all’auditorium della biblioteca Loria, organizzato da Nuova Didactica (Confindustria) con la collaborazione di Fitstic e ForModena. Secondo il vocabolario Treccani la resilienza consiste nella capacità di resistere e di adattarsi alle difficoltà. E di difficoltà il distretto di Carpi, ne ha attraversate (e continua ad attraversarne) tante. “Dai primi anni Novanta ci sono stati giganteschi cambiamenti strutturali – ha affermato Mosconi –. Basta considerare che nel 1990 le aziende erano 2 mila 630 con 13 mila 120 addetti e oggi sono diminuite di quasi due terzi e gli addetti calati di almeno la metà. Sono però emerse nuove imprese leader di dimensioni medie e grandi con una forte identità di brand. Carpi ha quindi imprese che crescono investendo su se stesse o per via esterna tramite fusioni e acquisizioni, basti pensare alla recente operazione di aggregazione di tre tra le più importanti realtà carpigiane di labelling Cadicagroup, Bernini e Tessilgraf sotto l’egida del fondo americano Hig Capital” Mosconi ha sottolineato l’importanza crescente dell’export per il distretto precisando però che le esportazioni non sono ancora stabili, ma soggetti a troppi alti e bassi con valori che, secondo i dati di Intesa San Paolo oscillano da 598 milioni nel 2016 a 500 nel 2017 fino ai 440 del 2018 con un aumento significativo, ma non ancora quantificato, per i primi due semestri del 2019.