Per ora la nuova gestione marcia nella continuità

Una cosa si è capita, dal bilancio e dal consuntivo delle erogazioni della Fondazione Cassa Risparmio Carpi per il 2018 presentato in questi giorni: non è ancora la Fondazione di Corrado Faglioni, come ha implicitamente riconosciuto lui stesso. O, quanto meno, non lo è del tutto. Nel senso che la continuità della filosofia di spesa con il predecessore era praticamente obbligata, visto che il piano triennale era già tracciato e si chiude solo quest’anno. Mentre qualche tocco di novità, in questo primo bilancio della nuova governance dell’Ente, si nota per la gestione patrimoniale: se non negli investimenti, dove c’è poco da inventare in fatto di redditività, quanto meno nell’affermazione di una certa autonomia operativa. Il riferimento è alla scelta effettuata da altre fondazioni, di fronte alle ricadute definite “devastanti” da Faglioni sugli investimenti finanziari nell’ultimo trimestre 2018, di avvalersi della legge 136/2018 che consente, in deroga ai principi contabili sulla valutazione dei titoli immobilizzati, di non rilevare le minusvalenze registrate alla fine del 2018, in presenza di perdite di natura non durevole. La Fondazione ha deciso di avvalersene, ma solo per il comparto fondi, riallineando invece gli altri asset patrimoniali: per quanto riguarda la svalutazione degli investimenti effettuati in Banco Bpm, accantonando il 15 per cento dell’avanzo 2017; e per la svalutazione del Fondo Atlante, con il 10 per cento dell’avanzo 2018. «Abbiamo intravisto una possibilità di allocazione del patrimonio – ha sottolineato Faglioni – che ha permesso di avviare il 2019 senza eredità pesanti». È stata una scelta che ha avuto un impatto sulle possibilità erogative della Fondazione, ma che, a detta del Presidente, assicura sostenibilità per le erogazioni future, che è poi la preoccupazione principale di tutti coloro che hanno la ventura di guidare Palazzo Brusati, sapendo bene che è su questo soprattutto che vengono giudicati.