Max Mara investe cento milioni nel polo della moda di Reggio Emilia

La notizia, risalente a qualche giorno fa e riportata, oltre che dai giornali locali, anche da Pambianco News, è che Max Mara si accinge a investire cento milioni di euro per la sua nuova sede che verrà ricavata nella zona industriale di Mancasale, a due passi dalla stazione Medio Padana dell'Alta Velocità, nei capannoni svuotati della fallita Fiera di Reggio Emilia. I capannoni, raccontano le cronache, acquistati dall'imprenditore Giorgio Bosi che li aveva a propria volta acquisiti dopo diverse aste, occupano una superficie di 13 ettari che ospiterà un centro direzionale destinato a ospitare 800 persone con uffici, sazi di progettazione, servizi e show room, oltre a due magazzini. segue

E' in particolare la Dedimax srl, la seconda società del Gruppo (si occupa del segmento "contemporary”, mentre la capogruppo Max Mara presidia i marchi premium) che ha avvertito l'esigenza di unire in un'unica sede le proprie attività, ora disseminate in diversi siti, fra l'altro vicina sia al casello autostradale che alla stazione dell'Alta Velocità, garantendo veloci collegamenti con le principali città italiane ed europee. Il progetto architettonico degli edifici sarà selezionato attraverso un concorso internazionale ormai alle battute finali. Non c'è solo questo, nell'investimento. Vi rientra anche una serie di opere di comparto a beneficio della viabilità anche ciclopedonale, dell'illuminazione, con il recupero della ex Cantina di San Maurizio dove nascerà l'Università Max Mara dei Mestieri della Moda, centro di formazione permanente gestito in collaborazione con UniMoRe. E sempre nel parco industriale di Mancasale, Max Mara rigenererà alcune aree occupate da edifici industriali dismessi, per creare una struttura logistica tecnologicamente avanzata per la produzione di maglieria e jersey. Va da sé che una simile operazione finirà per spostare definitivamente verso Reggio Emilia il baricentro del maggior distretto emiliano della moda, del quale Carpi è destinata a diventare semplicemente l'indotto. Esattamente come lo furono, sessant'anni fa, le località della bassa mantovana e modenese tributarie di Carpi.