Quelle torrette nella memoria
La demolizione alla metà degli anni Cinquanta quando l'auto divenne regina
Alle 12 in punto dell’8 marzo 1872, in Municipio, davanti al Vice segretario comunale, si dà il via all’asta per aggiudicare – secondo il criterio del maggior ribasso – l’appalto dei lavori per demolire una parte delle mura di città a porta Sant’Antonio, l’unica sul lato est della cinta muraria, e costruire le due torrette che andranno a formare la nuova Barriera Fanti. La base d’asta è fissata in 8 mila 53 lire e gli otto candidati che si sono presentati, tutti di Carpi, dovranno contendersi i lavori fra offerte e controfferte con il metodo dell’estinzione della candela vergine: i rilanci saranno cioè possibili finché la candela non si sarà esaurita. Rituale squillo di tromba, pronti, via: la prima offerta di Gaetano Forti propone 8 mila 40 lire, ma Fortunato Culzoni lo incalza scendendo a 8 mila 35 e poi via via arrivano tutti gli altri. Si avanti raggiungendo i 36 rilanci, fino alla 28esima tacca della candela, quando l’ultima offerta sul banco rimane quella di Gaetano Forti, sceso a 7 mila 325 lire: l’appalto è suo. Ma non finisce qui: il bando emesso un mese prima prevede che, entro due settimane, i concorrenti sconfitti possano ripresentare un’offerta purché migliori quella vittoriosa almeno di un ventesimo. È quello che fa Angelo Sassi, a nome dell’impresa di Giovanni Messori, che rilancia con 6 mila 958 lire.