Poetar Padano, la verità affidata ai versi non invecchia mai

Finchè c’è poesia c’è speranza: così si potrebbe declinare, alla moda di “Poetar Padano”, il celebre detto popolare. E di poesia, a “Poetar Padano” ce n’è fin che si vuole. La trentesima edizione dell’ormai consolidatissimo premio di poesia dialettale (ma non solo) ha raccolto anche quest’anno un discreto successo di concorrenti e di liriche nelle tre sezioni in cui si è articolato negli ultimi anni il premio. «È del 1977 la prima edizione di questa rassegna di poesia– ha ricordato Dante Colli, patron della manifestazione assieme a Mauro D’Orazi e a Luigi Lamma, durante la cerimonia di premiazione dei vincitori –; allora si chiamava “Sagra della poesia dialettale” e nacque da una idea dello scomparso Carlo Contini che delle tradizioni popolari aveva fatto una ragione di vita. Dopo trenta edizioni eravamo giunti alla conclusione che forse era il caso di staccare la spina; invece la convinta partecipazione di tanti e la qualità delle poesie prodotte ci induce a tirare ancora avanti. Nella poesia ritroviamo il luogo della verità e finché ci sono persone in grado di esprimersi in poesia, noi cercheremo di dare loro spazio». Tre le sezioni in cui si articola “Poetar Padano”: la sezione lirica in dialetto l’ha vinta Sauro Roveda, di Formigine, con “Tèera d’èersen”; seconda classificata Annalisa Bertolotti di Reggio Emilia e terzo Enrico Pietri di Carpi; la sezione umoristico- satirica, premio dottor Contini, anch’essa in dialetto l’ha vinta il carpigiano Guerrino Ferrari e la sezione in lingua italiana, premio Silvio Cavazzoli, è stata appannaggio di Franco Ponseggi di Bagnacavallo. Numerose le poesie e i poeti segnalati. Tutte le opere sono state raccolte in un volumetto edito dall’Associazione culturale Il Portico che organizza l’evento e nel quale è ricordata anche la figura di Alberto Lodi, recentemente scomparso, attraverso le illustrazioni offerte dalle medaglie realizzate in collaborazione con lo scultore e medaglista Romano Pelloni.