Ombre modenesi per il commissario Cataldo
I giallisti italiani piacciono, tanto da competere a pieno titolo con i loro colleghi stranieri, ed è un fenomeno tutt’altro che passeggero, perché ormai è così da decenni. Il successo e la peculiarità degli autori nostrani possono essere ravvisati soprattutto in quell’inflessione regionale che è poi anche il portato della nostra storia nazionale. Attraverso questi scrittori è infatti possibile delineare una vera e propria mappa dei luoghi che hanno fornito le ambientazioni per il genere. Qualche esempio? La Milano di Giorgio Scerbanenco, la Bologna di Loriano Macchiavelli e di Carlo Lucarelli, l’Aosta di Antonio Manzini, la Sicilia di Andrea Camilleri, la Sardegna di Marcello Fois, il Nordest di Massimo Carlotto, ma la lista è molto più lunga. Il lettore si identifica negli usi, nei costumi e nel modo di parlare così come riconosce o riscopre luoghi noti, descritti secondo angolazioni nuove. Ma non solo. La ricerca del colpevole di un crimine porta necessariamente il detective a stringere una relazione particolare con la città, analizzando i vari ambienti e mettendo in luce le relazioni sociali sottese. E allora il giallo, oltre a fungere da distrazione sotto l’ombrellone, diventa un modo per analizzare nel profondo le trasformazioni della società, uno strumento di indagine sociale quindi. Anche noi abbiamo diversi giallisti locali, fra cui spicca Luigi Guicciardi: l’anno prossimo, allo scoccare esatto del ventennale della serie, l’ex-insegnante di Italiano e Latino al liceo scientifico Alessandro Tassoni di Modena (in pensione da due anni) pubblicherà il suo 18esimo poliziesco che conferma per protagonista il commissario Cataldo.