L'importanza dell'azoto, l'ultimo libro di Carlo Alberto Parmeggiani

Le vite degli altri cucite da un filo di azoto

Strano elemento, l’azoto. Gas incolore, inodore, ininfiammabile, rappresenta circa il 78 per cento dell’aria che respiriamo, ma non è vero che senza azoto noi, organismi superiori, non possiamo vivere. È utile invece per la produzione di sostanze necessarie a tutti gli organismi viventi, visto che rientra in una grande varietà di composti organici come proteine e vitamine, o inorganici come l’ammoniaca e l’acido nitrico. Serve insomma a vivificare, “...a render fertili terreni per lo più desertificati”, come sottolinea lo scrittore carpigiano Carlo Alberto Parmeggiani ne “L’importanza dell’azoto” (Castelvecchi editore, Roma 2020, 171 pagine, 18,50 euro). E sono tante le esistenze, che la letteratura rende plausibili, compiute e ricche di un senso difficile da cogliere mentre ci si è dentro, fatte rivivere dal filo conduttore dell’azoto nell’intreccio narrativo di questo ultimo romanzo di Parmeggiani. Un maturo chimico, stanco di respirar benzile in un’industria di Brema di composti per il tessile, si ricostruisce una vita da proiezionista pre digitale nel cinemino gestito dalla cugina nel cuore di Bologna. Ma l’evoluzione tecnologica, la crisi delle sale e le smanie innovatrici di Flavia, la cugina – in pratica, la richiesta che lui si facesse da parte – si incontreranno presto con la voglia di ridare un’altra scossa alla propria esistenza e di mettersi “alla ricerca del mio ultimo futuro”. 

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