Dava il nome alla contrada, futura via Menotti, per le due rampe esterne eliminate nel 1807

La casa castello delle Due Scale

Nella “Descrittione dell’anime di Carpi” del 1651 e nelle successive degli anni 1654 e 1664, conservate nell’Archivio Guaitoli presso l’Archivio storico comunale, è menzionata fra gli spazi urbani la contrada delle Due Scale, odierna via Ciro Menotti. Consolidata nel censimento napoleonico del 1811, la contrada mutò denominazione nel 1864 allorché il Municipio, sotto la guida dei liberali moderati, recepì la pratica diffusa in Italia dal 1860 di attribuire i nomi delle strade urbane con intenti celebrativi e pedagogici e avviò un rinnovamento dell’odonomastica stradale. Fu allora che la Piazza Grande, toponimo che a giudizio di un consigliere comunale del tempo “...in fondo non dice[va] nulla”, diventò Piazza Vittorio Emanuele II e l’antica contrada delle Due Scale fu intitolata all’ancora vivente Manfredo Fanti. In seguito, con una delibera di Consiglio del 4 novembre 1871, la via Fanti diventò via Ciro Menotti, e per il generale, morto nel 1865, si preferì l’asse stradale che da Porta Mantova, a ovest, giungeva fino alla Porta Sant’Antonio a est. Nell’arco di qualche decennio andò in questo modo perduta una varia e vivace toponomastica storica che si era affermata nel corso di molti secoli e “...sapeva indicare un unico tratto di strada con due o tre nomi diversi, legati alla realtà della città, alle strutture che vi si trovavano”. Così era stato per la contrada delle Due Scale, che derivava il nome da due belle rampe di scale esterne contrapposte che sporgevano sulla via e portavano all’ingresso del primo piano della casa appartenuta ai Sacchelli, poi divenuta il palazzo della nobile famiglia Bettini (verranno eliminate nel 1807 perché di ostacolo alla circolazione). La contrada viene ricordata anche in delibere della Comunità a partire dal 1612, pertanto è plausibile che l’edificazione o la trasformazione del fabbricato, di cui distinguiamo la struttura posteriore nella Veduta di Carpi a volo di uccello di Luca Nasi, del 1677, fosse avvenuta ai primi del Seicento, se non nell’ultimo decennio del Cinquecento, come sembra suggerire un documento del 1589, ancora tutto da studiare.

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