Carpi. Dodici giorni in Israele: un libro di Ivana Sica e Teresa Cardarelli

“Io non sono credente – dice Stefano – ma effettivamente sento in questi luoghi una forza particolare”. Quindi, perché partire per un pellegrinaggio in Israele con la moglie Tania? Perché fare un viaggio faticoso con persone bizzarre come Paco? Perché andare nell’anno del terremoto che ha colpito la nostra terra? Perché rischiare di trovarsi nel bel mezzo di un conflitto israelo-palestinese? Il romanzo “Dodici giorni in Israele” della scrittrice carpigiana, Ivana Sica e della sociologa, artista e scrittrice Maria Teresa Cardarelli, edito da Compagnia editoriale Aliberti, da poco in tutte le librerie, darà le risposte?

 

Basta lasciarsi prendere per mano dalle due autrici che nel libro si identificano in due figure completamente diverse, Tania e Paco, per far parte, sin dalle prime pagine di un intreccio di esistenze umane in cui è impossibile non identificarsi, anche solo per una volta. E la lettura diventa un percorso leggero con cui riflettere, a volte in modo divertente a volte in modo angosciante, sul senso della propria vita. “… ora mi ritrovo senza un figlio, una carriera interrotta, una salute malferma e una vita da ricostruire” afferma Tania, cinquantenne, cattolica fervente in continuo dialogo con Gesù mentre ripercorre i luoghi dove Lui è nato, vissuto, morto “… com’eri Gesù? Com’era il tuo volto? E i tuoi capelli? E le tue mani? E le tue labbra? In che modo sorridevi? In che modo scherzavi? Ogni cosa che ti riguarda mi arriva dritta al cuore. Non so come arriverò alla fine di questo viaggio”. Poi c’è l’irrequieto Paco, ventisei anni, la paura di crescere, l’ombra di una setta religiosa alle spalle, il bisogno di esprimersi in rima “…O non ha capito niente di quello che gli ho detto, oppure non mi so spiegare, nuotare, marciare, vomitare… Non faccio che pensare al conflitto e mi sento fritto, penso a tutti i morti innocenti, che mal di denti, ho paura che si estenda. Che ansia! Non ho parole Signore! Ho fatto questo viaggio alla ricerca di un po' di pace e invece ho trovato guerra, quella con le armi e le bombe”.

Poi c’è il non credente Stefano, marito di Tania, che a un certo punto del viaggio si ritrova a dialogare “fitto fitto con Don Dante”, il sacerdote che accompagna il pellegrinaggio. Ma c’è anche un misterioso furto al Museo di Gerusalemme, la comparsa di due aderenti della setta “I Neofiti della Scala”, le amiche Franca e Rosalia ed il dottor Sistri, lo psicologo di Paco che racchiude il senso del viaggio con questa considerazione “…la radioattività: ci puoi costruire la bomba atomica … facendo uno sterminio oppure…ci puoi salvare delle vite. Se ci pensi bene, anche per la religione vale un poco la stessa cosa. Puoi esserne dominato e la tua vita diventa un inferno, oppure può renderti l’esistenza più bella, profonda e aperta al mondo”. Tutto questo in soli “Dodici giorni in Israele”.