Trascurava Carpi e preferiva trascorrerlo nei fasti della corte di papa Leone X

Il Carnevale di Alberto Pio

Le cronache romane di un sontuoso carnevale del 1519 alla corte pontificia al quale prese parte il principe di Carpi

Com’era triste il Carnevale della Carpi del Rinascimento, almeno quello dei popolani. Una festa passata in sordina, consumando quel tanto di “grasso” che si era conservato in dispensa, in attesa della Quaresima che avrebbe tolto di mezzo ogni traccia di allegria con i suoi riti di penitenza, con i suoi digiuni e con i severi richiami dal pulpito. Per i Carpigiani di cinquecento anni fa non c’era che invidiare i vicini cittadini di Mantova e Ferrara le cui splendide corti principesche brillavano per le feste, i balli e i tornei che proprio a Carnevale raggiungevano in quelle città l’apice dello splendore. A Carpi no, per il semplice motivo che la sua corte, quella del principe Alberto Pio, in città non risiedeva che saltuariamente e, in assenza del principe (e dei suoi denari) c’era poco da festeggiare. Lui, Alberto Pio, i denari a Carnevale, in quegli  anni li spendeva (e li spandeva a piene mani) a Roma presso la splendida corte di papa Leone X. I documenti storici citano con abbondanza le feste che in quegli anni il conte di Carpi, ambasciatore dell’imperatore presso la Curia pontificia, era uso frequentare e anche allestire per la gioia di nobili e  cardinali. 

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati