Una consultazione che sta “trivellando” innanzitutto il Pd
Carpi – Potrà piacere oppure no: ma il 17 aprile gli Italiani saranno chiamati al voto per il referendum sulle trivelle, voluto da nove Consigli regionali (erano dieci, prima del ritiro dell’Abruzzo), in buona parte dei quali il Pd è in maggioranza. Questa parte del Pd evidentemente non condivide la politica energetica del suo segretario, nonché Primo ministro, Matteo Renzi. Ma sulla questione il partito è spaccato: Legambiente Emilia Romagna è scesa in campo per sollecitare il Pd emiliano-romagnolo a prendere posizione e ad uscire dall’ambiguità di un astensionismo piuttosto allineato alle posizioni del leader ma che trova forti resistenze a livello locale. “Il Consiglio Comunale di Ravenna – sostiene Legambiente – ha votato a maggioranza, e quindi anche con i voti del Partito Democratico, la richiesta di chiusura anticipata della piattaforma Angela Angelina di Lido di Dante. Un fatto che dimostra la spaccatura interna al partito democratico, tra vertici e territori. Tanto più – aggiunge l’associazione ambientalista – in una regione in cui sono presenti 15 concessioni di estrazione di gas per un totale di 47 piattaforme collegate a 319 pozzi di estrazione. Un numero enorme, pari quasi alla metà di tutte quelle presenti sul territorio nazionale”.
Il quesito
Il prossimo 17 aprile gli elettori dovranno dunque decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare entro 20 chilometri dalla costa debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene ora, oppure fino al termine della concessione. Ridotto all’osso, il quesito referendario chiede: “Volete che quando scadranno le concessioni vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane, anche se ci sono ancora gas e petrolio?”. Se vince il SI’, verrà abrogato il comma del codice dell’ambiente che prevede che le trivellazioni continuino fino a quando il giacimento lo consente e le trivelle dovranno essere rimosse alla scadenza del contratto di concessione. Se vince il NO, le trivelle potranno continuare fino a esaurimento del giacimento.
La situazione
Al momento, nei mari italiani ci sono 135 piattaforme e teste di pozzo: 92 ricadono entro i 20 chilometri dalla costa. La maggior parte sono concentrate tra mare Adriatico e mar Ionio. Se vince il SI’, lo smantellamento delle piattaforme non avverrà in un colpo solo, ma secondo la data di stipula delle concessioni e la loro specifica situazione, alla luce del fatto che la durata di ognuna è di trent’anni, prorogabili la prima volta per altri dieci, la seconda per cinque e la terza per altri cinque. Stando così le cose, se vince il SI’, la prima piattaforma chiuderà nel 2018 e l’ultima nel 2034.
A Carpi
Gli elettori carpigiani saranno 51 mila 283. Per la gestione del referendum, il Comune di Carpi dovrà mobilitare una settantina di dipendenti e autorizzare poco meno di 1.600 ore di straordinario. Si voterà dalle 7 alle 22. Occorrerà portarsi la tessera elettorale e un documento di riconoscimento. Gli uffici dell’Anagrafe e dello Stato civile resteranno aperti appositamente per consentire il regolare svolgimento del referendum.A livello locale hanno preso posizione per il SI al referendum la Lega Nord (banchetto in piazza Martiri il 9 aprile dalle 9 del mattino), Sel circolo “Pietro Ingrao” di Carpi, nel Pd ha dichiarato di andare a votare e di votare per il SI l’assessore all’Ambiente del Comune di Carpi, Simone Tosi.