La Fondazione Campori? Un propulsore di cultura
Da oltre dieci anni, da quando fu costituita, è il “braccio operativo” dell’Amministrazione comunale di Soliera per quanto riguarda il settore della promozione culturale. Una sorta di “catalizzatore” intorno al quale ruotano anche le attività di una decina di gruppi ed associazioni che hanno fatto del cinema, del teatro, della musica e dell’arte la loro ragione di vita. Nata nel 2009, la Fondazione Campori di Soliera ha superato i suoi primi dieci anni di vita prima di trovarsi a fare i conti con la pandemia del Coronavirus che, proprio sul fronte dello spettacolo e della promozione culturale, ha mietuto tante vittime. «Un anno difficile, questo 2020 – ammette Francesco Ori, da sei anni alla presidenza dell’ente – tanto che soltanto a fine luglio siamo riusciti a presentare al Consiglio comunale il bilancio preventivo per quest’anno. Un bilancio ridotto per forza di cose poiché nella prima parte dell’anno parecchie iniziative sono saltate e perché le norme di distanziamento sociale ci hanno fortemente penalizzato. Per altro anche per le prossime iniziative esistono grossi punti interrogativi e a questo punto ci risulta più facile cercare di programmare il futuro più lontano che quello più immediato». La Fondazione Campori, con la sua struttura “leggera” (sette persone in tutto, compresa la direttrice Simona Bezzi) gestisce a Soliera una serie importante di strutture (la biblioteca civica, il centro giovani Il Mulino, il cinema teatro Italia e Habitat), collabora con le associazioni del territorio (fra le altre, il Centro studi soliere- se e il Gruppo della Biennale) e coordina appuntamenti anche non solo strettamente culturali, come per esempio la centenaria Fiera di Soliera di san Giovanni e l’evento “Profumo del mosto cotto”.