Nove mesi da Vicario: il ritorno alla sinodalità
In un lungo editoriale apparso sull’ultimo numero del periodico diocesano, monsignor Ermenegildo Manicardi, vicario generale della Diocesi, traccia un bilancio della propria missione vicariale, riportando, scrive, “...le impressioni di un periodo non più brevissimo e simbolico, nell’aritmetica umana, della gravidanza”. Al di là del racconto delle emozioni provate nel ritornare a Carpi e nel rivedere gli ex ragazzi e ragazze lasciati quindici anni fa e ritrovati “persone mature”, il primo punto richiamato dal Vicario è il clima “sereno e orientato nella speranza di un’aria fresca” da lui riscontrato dopo la nomina, risalente all’ottobre scorso. Non dice “nuovo”, ma lo lascia intendere e lo attribuisce in particolare allo “stile personale dell’Amministratore don Erio”, alla sua lettera “E camminava con loro” e alla “intensificazione effettiva e affettiva della sinodalità”. Termine cruciale e significativo, la sinodalità. Esso è infatti ricorso più volte nelle prese di posizione degli intellettuali cattolici del gruppo “Scintilla”, divenendo una sorta di bandiera semantica da contrapporre alla reductio ad unum perseguita dal vescovo emerito, monsignor Francesco Cavina, durante il suo settennato. Si guarda bene, monsignor Manicardi, dall’accennare a un periodo rivelatosi così divisivo per la Chiesa di Carpi, ma è sintomatico che la speranza di “aria fresca” riscontrata al proprio arrivo la metta in relazione con la guida decisamente più orientata alla collegialità, impressa alla Diocesi all’Arcivescovo, monsignor Erio Castellucci.