Dopo l’annuncio dell’acquisto di Blumarine da parte di Marco Marchi

La soluzione migliore ma per quale strategia

È stato con un forte sospiro di sollievo che non solo gli ambienti economici e finanziari, ma la città tutta, visto il legame con l’azienda, hanno accolto la notizia dell’acquisto di Blufin/Blumarine da parte di un acquirente dalle altrettanto solide radici carpigiane come Marco Marchi. Un sospiro intenso almeno quanto le preoccupazioni sorte da qualche tempo intorno alle sorti di un Gruppo da 33 milioni di fatturato e 500 punti vendita, di cui 31 fra boutique e corner monomarca, sparsi fra l’Italia e il mondo. L’acquisto al cento per cento e per una cifra non detta ufficialmente, ma aggirantesi fra i 12 e i 18 milioni, è stato variamente commentato. La prima a farlo è stata Anna Molinari che, al di là di quelli che potranno essere i suoi pensieri più profondi, non ha nascosto la soddisfazione per la soluzione locale, affidata a quello che lei stessa ha definito un grande estimatore della griffe. Da Marco Marchi è venuta invece la spiegazione alla quale si sono poi attenuti i cronisti dei quotidiani. Che è quella di una mossa dettata dall’esigenza di aggregare le eccellenze italiane, attrezzandole per una competizione globale che richiede massa critica, capitale, management e sinergie. Una scelta, ha osservato Franco Mosconi, che sottolinea l’importanza del “fattore dimensione” e asseconda l’ondata di fusioni e acquisizioni in molti distretti per “irrobustire il core business dell’impresa che cresce, differenziando sempre più i prodotti offerti sul mercato (...) e aumentando il grado di copertura dei mercati internazionali”. A questo riguardo ci sarà da chiedersi quale posizionamento intenda assegnare Marchi a Blumarine, al di là delle generiche intenzioni di “potenziamento”. Sarà difficile, infatti, individuarlo nelle stesse curve di mercato che ne hanno decretato il lento declino. Se, per esempio, Be Blumarine si sintonizza piuttosto bene con la filosofia del prodotto Liu Jo, è tutto da verificare il destino di una griffe “alta” come Blumarine. Quanto a Eccellenze Italiane, la holding con la quale Marchi ha effettuato l’acquisto, si vedrà quanto possa tradurre nei fatti l’intenzione di dar vita a un fronte italiano competitivo con gruppi esteri che già si sono presi Fiorucci, Ferrè, Versace, Gucci, Loro Piana, La Perla, Valentino, Krizia, Mila Schon, lasciando ben poco altro da racimolare in fatto di eccellenze. La cosa certa, al momento, è che l’acquisto di Blufin/Blumarine fa fatturato: il che non guasta nella prospettiva di una quotazione per la quale Liu Jo attende solo tempi meno “volatili” degli attuali.

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