Perseverance alla ricerca di tracce di vita
Tutti siamo rimasti affascinati nel vedere le immagini marziane ad altissima risoluzione inviate dalla sonda Perseverance, atterrata sul Pianeta Rosso il 18 febbraio, dopo quasi sette mesi di viaggio. C’è chi come il fisico carpigiano Massimiliano Rinaldi, professore associato all’Università di Trento, non solo ha seguito l’evento con interesse ma ha fatto inserire il nome di sua figlia fra i dieci milioni registrati in un microchip trasportato a bordo di Perseverance. Ma il rover della Nasa non è stato l’unico ad approdare sul pianeta rosso. «In questi giorni lo hanno raggiunto altre due sonde (una degli Emirati arabi, l’altra cinese) – racconta Rinaldi - che sono in orbita intorno a Marte. Il motivo è che ci sono delle “finestre”, cioè dei momenti favorevoli per il lancio che si verificano in base alle orbite dei pianeti all’incirca una volta ogni tre anni. L’ultima è stata a fine luglio dell’anno scorso. Atterrare su Marte è difficile perché l’atmosfera è rarefatta e perché non è possibile correggere la rotta, dato che a causa della grande distanza ci vorrebbero dieci minuti prima dell’arrivo dei comandi. Lo ha dimostrato il filmato dell’atterraggio della durata di sette minuti, soprannominato “di terrore”».