Il verde è mio e me lo faccio tagliare io
L'impotenza del pubblico su abbattimenti drastici di alberature con più di 30 anni
Vizi privati e pubbliche virtù per gli alberi dei Carpigiani: quando si tratta di verde pubblico, tutti pronti a lamentare abbattimenti selvaggi e depauperamento del patrimonio arboreo nei viali e nei parchi, ma quando si tratta di edificare in aree private non c’è poi analoga sensibilità ecologica da parte dei proprietari e delle imprese edili. La prima cosa che si fa, in questi casi, è infatti il taglio completo e spesso indiscriminato delle essenze arboree in funzione della massima disponibilità di area e solo in alcuni progetti c’è chi posiziona qui e là un nuovo stentato alberello che prenderà il posto di piccoli boschi urbani perduti per sempre. È successo con l’urbanizzazione e la rapida edificazione del comparto commerciale fra la tangenziale Bruno Losi e via dell’Industria (un caso che ha suscitato l’indignazione degli ambientalisti, ma che concretamente non ha ottenuto che vaghe promesse di verde futuro), ma è ricapitato per l’abbattimento del comparto ex Migor fra via Colombo e via Lenin e poi ancora in viale Manzoni: il verde (privato) è scomparso e non è stato sostituito. «Non ci sono all’attualità norme nazionali o regionali che limitino il diritto dei proprietari di fare quel che credono del verde privato – ammette con un accenno di sconforto Daniela Rustichelli, delegata della sezione Lipu (lega per la protezione degli uccelli) di Carpi –. Come Lipu e in sintonia con le indicazioni della Consulta comunale per l’ambiente, lo scorso anno avevamo presentato all’Amministrazione comunale una proposta di protocollo a tutela dell’ambiente fra i punti essenziali del quale c’era proprio l’indicazione di tutelare i parchi delle ville “storiche” cittadine, in parte già segnalate e in parte da censire. Oggi solo particolari essenze arboree di segnalata rilevanza storica o ambientale sono tutelate anche in casa di privati, il resto è a loro insindacabile disposizione».
