I giustizieri del dopo

Succede rare volte che in questa rubrica si affrontino argomenti di cronaca nera, ma la tragedia avvenuta la scorsa settimana in un’abitazione del quartiere Madonnina non può essere limitata al solo aspetto di una dettagliata informazione giornalistica. Sul dramma della donna uccisa dall’ex convivente in tanti si sono sentiti in diritto di giudicare e di pronunciare sentenze. L’omicida ha confessato. Rimarrà in carcere a lungo oppure in una clinica per malati mentali. Intanto molte persone hanno espresso solidarietà all’ex marito e ai figli della vittima. Lo hanno fatto con una fiaccolata e con l’invio di messaggi. Però fra i tanti partecipanti al corteo c’erano persone pronte a emettere sentenze non soltanto nei confronti dell’omicida. Giudici improvvisati e senza toga hanno stabilito che la prevenzione non ha funzionato. Se nell’alloggio della coppia le liti erano frequenti, i tutori dell’ordine dovevano svolgere visite almeno una volta al giorno anche con turni distribuiti fra poliziotti, carabinieri e vigili urbani. Invece lo Stato non è capace di proteggere le donne. Lo ha dimostrato il Procuratore capo Lucia Musti che non ha affrontato il caso nel verso giusto. Quando inizierà il processo la dottoressa Musti rappresenterà la pubblica accusa, oppure siederà sul banco degli imputati?  

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