Verso un autunno difficile, Soldi nostri

Nel corso dell’estate abbiamo assistito a una leggera ripresa dei mercati azionari. Come sempre, quando i mercati flettono a primavera, tra luglio e agosto, allorché gli scambi sono ridotti e i prezzi sono più facilmente manipolabili, si assiste a un mini rally estivo che consente di evitare crolli catastrofici nei mesi autunnali, alla ripresa del trend ribassista. La giustificazione del rimbalzo delle quotazioni, paradossalmente, è stata fornita dai venti di recessione che spirano sull’America e che fanno sperare in una revisione della politica dei tassi praticata dalla Fed. Tuttavia non si profila il ritorno all’era del denaro facile poiché l’inflazione rimane su livelli molto alti e la Fed è costretta a proseguire la politica di rialzo dei tassi, forse solo rallentando un po’. D’altra parte il continuo rafforzamento del dollaro, che ha raggiunto, e superato, la parità con l’euro, lascia intendere che permangono le attese di una politica monetaria restrittiva. La svalutazione dell’euro, che dai massimi, oltre 1,50, è sceso in pochi anni sotto la parità con il dollaro impatta direttamente sull’inflazione europea e incide pesantemente sulla nostra bilancia commerciale che, dall’attivo registrato lo scorso anno, ora è in forte passivo (paghiamo più care, in dollari, le materie prime importate e abbiamo ridotto le esportazioni: una situazione insostenibile nel lungo periodo).

Ma, oltre a questi aspetti monetari e finanziari, i problemi più seri attengono alle difficoltà di approvvigionamento di materie prime, in primis quelle destinate ai consumi energetici. Non c’è, infatti solo un problema di prezzi che hanno raggiunto livelli insostenibili per famiglie e imprese, si profila una vera e propria carenza dal lato dell’offerta, non solo per il gas, ma anche per quel che concerne i combustibili alternativi. Austria e Bosnia, ad esempio, hanno bloccato le esportazioni verso l’Italia di legna e di pellet (il cui prezzo era già triplicato), destinando la produzione al consumo nazionale. I nostri governanti si sono cacciati in un vicolo cieco e ormai l’unica prospettiva pare essere quella del razionamento, ovvero inverno al freddo e fabbriche energivore chiuse. Anche se la guerra in Ucraina dovesse terminare (cosa improbabile dato che si registra una continua escalation della tensione) ormai la frittata è fatta: la Russia si è girata verso l’Asia e noi abbiamo perso un fornitore di energia e un ricco mercato per le nostre esportazioni. Questo lo scenario nella migliore delle ipotesi, alla peggiore, ovvero a uno scontro diretto tra Russia e Nato non voglio nemmeno pensare (ma i nostri governanti ci avranno pensato quando hanno deciso le sanzioni alla Russia e la fornitura di armamenti all’Ucraina?). Purtroppo il voto non influirà poiché tutte le forze politiche si dichiarano atlantiste (per garantirsi l’appoggio degli USA, fondamentale per poter governare, dato che siamo un paese libero…), salvo schieramenti decisamente minoritari, come Unione popolare di De Magistris, accreditata nei sondaggi di uno 0,7 per cento, o Sinistra italiana, leggermente più forte, ma in coalizione con il PD di Letta, già in prima linea con Draghi. A proposito della campagna elettorale, in materia di economia e fisco, ci tocca sentire le stesse proposte trite e ritrite ormai da trent’anni. E il nuovo che avanza, la grintosa Giorgia, l’abbiamo già sperimentato, tempo fa, nel quarto governo Berlusconi, insieme alla Lega Nord: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia; lo stesso dicasi per il duo Calenda-Renzi, che già ha governato, a ruoli invertiti: Renzi leader e Calenda gregario (anche se occorre riconoscere loro un certo pragmatismo, oltre a una spregiudicatezza di stampo machiavellico).

Come regolarsi, per gli investimenti finanziari, in questo quadro denso di incognite? L’aumento dei tassi d’interesse e il ritracciamento dell’azionario rendono conveniente il ritorno sull’obbligazionario (con l’avvertenza però che i tassi reali sono fortemente negativi: quasi cinque punti sotto il livello dell’inflazione!). Anche le polizze vita ramo primo hanno ritrovato un certo appeal e mi risulta che alcune compagnie d’assicurazione hanno riaperto le sottoscrizioni, sospese nell’epoca dei tassi a zero. Un investimento, questo, interessante nel lungo periodo; l’importante è scegliere compagnie solide e che non carichino costi d’ingresso che decurterebbero il capitale investito e, quindi, i rendimenti. Diffidare sempre, inoltre, di chi propone rendimenti fuori mercato per evitare di cadere in trappole basate sullo schema Ponzi, come chi ha investito nella NFT: oltre 6.000 risparmiatori hanno perso i soldi affidati a questa società finanziaria veneta che prometteva guadagni stellari speculando sulle criptovalute. È sorprendente che ci sia ancora chi abbocca all’amo di simili promesse: forse da bimbi non hanno letto Pinocchio e non sanno come agiscono il Gatto e la Volpe. Peraltro truffe sulle criptovalute vengono segnalate in tutto il mondo, ad opera degli hacker, o a causa del fallimento di piattaforme o depositi di bitcoin. Ma, a parte l’attivismo dei truffatori, che fanno il loro mestiere di spennagrulli, sono le stesse cripto che funzionano come uno schema Ponzi: l’incremento delle quotazioni è possibile infatti solo con l’ingresso nel mercato di nuovi capitali, ovvero di nuovi polli da spennare. Non c’è infatti un valore intrinseco di riferimento (come nel caso dell’oro) e non distribuiscono cedole, come azioni e obbligazioni, quindi le quotazioni si basano unicamente sul sentiment del mercato. E questi sarebbero i nuovi beni rifugio?