Novità: i piani individuali di risparmio (Pir)

Il rumore di fondo che accompagna il dibattito politico spesso impedisce di cogliere quanto di nuovo si manifesta in ambito legislativo. Tra riforme e controriforme, marce avanti e marce indietro, tra provvedimenti annunciati e decreti attuativi che mai arrivano, qualche legge in grado di incidere sulla nostra economia ogni tanto, quasi di soppiatto, viene approvata. E’ il caso della legge di bilancio per il 2017 che ha introdotto anche in Italia uno strumento di investimento già presente in altri paesi europei: il Pir (Piano individuale di risparmio). La legge è in vigore da gennaio ma solo ora alcune banche cominciano a essere attrezzate per offrirli ai risparmiatori. Qual è l’obiettivo di questi strumenti di investimento?

Veicolare parte del risparmio privato (assai abbondante, come è noto, in Italia) verso le piccole e medie imprese italiane, sempre più in difficoltà ad accedere ai finanziamenti bancari non per problemi dell’industria, ma a causa del fardello delle sofferenze. Infatti, nonostante le generose immissioni di liquidità operate dalla Bce a favore delle banche italiane, i soldi stentano ad arrivare alle imprese che ne hanno bisogno e si fermano in banca. Il vantaggio è duplice: si attiva un nuovo canale di finanziamento a sostegno dei settori più vivaci della nostra economia e, al tempo stesso, si veicola il risparmio verso investimenti produttivi, ovvero in beni reali anziché in strumenti puramente finanziari dall’esito a volte dubbio (ricordate le obbligazioni collegate ai mutui sub prime?). In ogni caso è denaro che viene reinvestito qui anziché all’estero, con benefici per l’occupazione e il lavoro.

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