La testa nel cappio

La Borsa di Milano nel venerdì nero, ha bruciato  l’equivalente di mezza manovra finanziaria (si stima una perdita di 22 miliardi di euro, a fronte di 40 stanziati dal governo, ma dalle elezioni Milano ha perso 4.000 punti, ovvero ben il venti per cento). Di Maio esulta dal balcone di Palazzo Chigi: i mercati, quei cattivoni, sono stati sconfitti. I risparmiatori però sono un po’ meno allegri.  

 

Ma che cos’è che non va nella manovra del governo? Sgombriamo subito il campo dalla questione del rapporto deficit Pil al 2,4 per cento. Non è questo il vero problema, dal momento che tutti i governi precedenti hanno superato il due per cento ricorrendo alla flessibilità, autorizzata da Bruxelles, o a vari trucchetti (ad esempio iscrivendo a bilancio cifre inferiori a quelle riscontrate poi a consuntivo).  

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