Immigrazione e ius soli

II tema dell’immigrazione è certamente divisivo e spesso suscita animose polemiche tra le opposte tifoserie, pro e contro. Le particolari modalità che hanno caratterizzato il fenomeno nel nostro paese (da me definite in varie occasioni “cialtronesche”) non contribuiscono a una serena valutazione dei problemi e delle soluzioni proposte. Disordine, illegalità, interessi economici collegati alla gestione dei flussi migratori sono sotto gli occhi di tutti come pure la benigna negligenza dei governanti, compensata, al solito, dall’iniziativa di alcuni coraggiosi magistrati che hanno scoperchiato in varie occasioni gli interessi che si celano dietro la carità pelosa di chi sull’immigrazione lucra (da “mafia capitale” a certe ONG, ai gestori di diversi centri d’accoglienza, al Sud come al Nord, e a tutto l’indotto, per non parlare degli scafisti).

 

La Comunità di Sant’Egidio ha dimostrato concretamente come tutto ciò sia evitabile aprendo corridoi umanitari e concedendo i visti d’ingresso ai migranti attraverso le rappresentanze diplomatiche all’estero. Non si capisce infatti perché, ad esempio, i migranti debbano arrivare dal Bangladesh al Cairo in aereo e poi debbano proseguire per l’Italia sui barconi, ingrassando i trafficanti (sospetti di connivenze con il terrorismo islamico) e rischiando la vita nel Mediterraneo: non ci sono collegamenti aerei tra l’Egitto e l’Italia?

 

Di recente ho conosciuto un profugo afghano (un vero profugo, sottolineo, che fuggiva da una zona di guerra) residente a Parigi e gli ho chiesto come è arrivato in Europa. “E semplice - mi ha detto – sono andato al consolato francese della mia città e ho chiesto un visto per la Francia, poi ho preso un areo e sono arrivato a Parigi”. Senza ingrassare trafficanti, ONG, gestori di centri di accoglienza e compagnia bella, aggiungo io. E con i documenti in regola, quindi non ostaggio della criminalità organizzata. Troppo semplice, vero? 

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