I mercati, in realtà, hanno anticipato sia l’esito delle primarie del Pd, che spiana la strada al ritorno di Renzi a Palazzo Chigi, sia l’esito delle presidenziali francesi, che hanno registrato la netta vittoria di Macron. Raramente si sono viste le borse così toniche, nonostante i burrascosi rapporti tra gli Usa e la Corea del Nord e tutti gli altri focolai di tensione a livello internazionale. Il segnale dato dagli elettori in Francia (e dai sondaggi in Italia) è netto e inequivocabile a favore dell’euro e dell’Unione europea. L’idea di ritrovarsi in tasca le lirette svalutate invece dell’euro comincia a spaventare anche l’elettorato grillino, in retromarcia secondo gli ultimi dati (il Pd torna a essere il primo partito): va bene il voto di protesta, ma quando si tratta di difendere il loro potere d’acquisto gli Italiani fanno quadrato, notoriamente. Anche i Francesi non si sono fatti sedurre dalle sirene sovraniste di casa Le Pen: meglio rispolverare l’asse Franco-Tedesco o, meglio ancora, allargare l’asse a Renzi al fine di addolcire un po’ il rigore teutonico (Macron e Renzi hanno molto in comune e dovrebbero intendersi senz’altro). Questo dunque lo scenario che si va delineando a livello politico, favorevole all’euro e all’Europa. La Brexit non ha fatto breccia, in ogni caso la posizione della Gran Bretagna, che aveva mantenuto la sterlina, non è paragonabile a quella dei paesi dell’Europa continentale aderenti all’area euro e francamente ho l’impressione che gli Inglesi si stiano pentendo della scelta isolazionista (banche e istituzioni finanziarie stanno facendo le valigie verso il Lussemburgo, a Londra rischiano di rimanere solo camerieri e albergatori, al servizio dei turisti).
16 Maggio 2017
I mercati finanziari nell'era Renzi Macron
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