Allarmi e allarmismi

Circa un anno fa, su queste colonne, il vecchio Richard avvisò che la questione delle banche non si era conclusa con la “risoluzione” dei quattro istituti affondati dai crediti in sofferenza e con il salvataggio di MPS: restava infatti Carige, tradizionale salvadanaio dei risparmiatori liguri, in grave crisi. La banca genovese ha rischiato in questi giorni il fallimento a causa delle difficoltà incontrate nella ricapitalizzazione, superate, pare, all’ultimo momento. Ma siccome le cattive notizie non giungono mai sole, a Carige si è affiancato, a sorpresa, il Creval, banca della Valtellina molto radicata a Milano. Anche in questo caso si è resa necessaria una ricapitalizzazione d’urgenza per tappare i buchi delle precedenti gestioni. Resta alto l’allarme sulle nostre banche, oltretutto prese di mira da fondi avvoltoio ribassisti che stanno speculando, vendendo azioni allo scoperto (ovvero utilizzando il prestito titoli), il che spiega l’andamento negativo in borsa anche delle banche che, in apparenza, non presentano particolari problemi.

Un altro allarme fondato è quello relativo alla vendita di diamanti attraverso i canali bancari a prezzi gonfiati. Due giorni dopo l’uscita del nostro articolo che segnalava il problema è arrivata puntuale la sanzione dell’Antitrust che ha multato per milioni di euro le ditte venditrici dei diamanti e le banche che li hanno venduti allo sportello. Si è poi saputo che per incentivare il personale addetto alle vendite erano previsti bonus e finanche il regalo di orecchini con pietre incastonate. Insomma anche gli sportellisti o i consulenti del private banking che hanno rifilato alla clientela questi prodotti, palesemente inadatti come investimento, non sono del tutto innocenti, ancorchè affetti dal cosiddetto mal di budget, ovvero costretti dai loro dirigenti a raggiungere gli obiettivi di vendita a ogni costo, al limite della truffa.