Settegiorni, su Voce settimanale digitale del 4 agosto

Quest'anno non andremo al Twiga. Abbiamo fatto qualche raffronto in fatto di "experience”, come la raccontano da quelle parti. Per scoprire che la tenda arabeggiante che sorregge eleganti e bianchissimi svolazzi di veli, quando il moto apparente del sole sposta l'ombra da ovest a est la devi inseguire né più né meno che se avessi affittato un normale ombrellone. E l'effetto lettino materassato, sempre rigorosamente bianco, lo puoi ottenere agevolmente stratificando di teli e asciugamani quello in plastica del Bagno Maria (copyright Panariello): fa meno chic, ma più colore. Con un po' di pazienza, poi, la colazione in spiaggia te la porta Karim che passava di lì, se aggiungi una decina di euro al costo del bar: vabbé, non avrai i “sapori memorabili” del club di cui sopra, ma cappuccino e brioche si somigliano. Quando ai “suoni più cool”, le conversazioni a voce alta che seguono la gran varietà di suonerie dei cellulari sono quanto di più stimolante in fatto di scorci di vita privata. Restano esclusi il Dine 'N Dance e il Wellness: ma si può sempre ovviare con una lunga camminata sul bagnasciuga schivando quelli che arrivano di corsa per tuffarsi a razzo.

 

Torniamo in città. Hanno rasato a zero il Parco della Cappuccina: come dire, punto e a capo. Niente è compromesso, quanto a piantare altri alberi e colture. Magari il parco agricolo, che si apprezza di più nelle mezze stagioni, era una buona idea per conciliare la grande area ottenuta dagli espropri con i pochi soldi rimasti per fare il resto. Se infatti un albero fatto, finito, alto e traslocato già ombroso a beneficio dei contemporanei costa una cifra, non si scherza neppure con i giovani virgulti che cresceranno per la gioia dei posteri. Con qualche investimento in più, dunque, largo a nuove, giovani pianticelle: e, per chi ha tempo, aspettare.