Settegiorni, su Voce del 13 ottobre

Vediamo di spiegare perché il destino di Fico Eataly World, il “parco da gustare” che colleziona bilanci in rosso a Bologna, un po' potrebbe interessare Carpi. Il fallimento dell'operazione, a detta di molti, è in gran parte legato non alla sua formula, che resta interessante e originale, di unire dettaglio, produzione e consumo sul posto di prodotti enogastronomici, quanto alla dipendenza da una città che alla fine ha preso a snobbarlo, e dalla posizione che lo rende introvabile nella grande periferia nord del capoluogo emiliano. Alla fine lo frequentavano quasi esclusivamente scolaresche e gruppi turistici organizzati. Il tutto lascia intuire che, anziché farlo dipendere da una sola città, per quanto grande, la formula Fico potrebbe funzionare in un luogo dai grandi flussi di transito. E che cosa di meglio esiste se non l'area del casello dell'A22 di Carpi, posto alla confluenza di due assi autostradali, luogo di sosta pressoché obbligato per chi, provenendo da Germania e Austria, si ritrova da queste parti dopo sei/sette ore di guida? Se a Carpi ci fossero visione, fantasia, coraggio e capacità di mobilitare risorse intorno a un obiettivo, qui si potrebbe erigere la cattedrale del Lambrusco e del Balsamico, del Parmigiano-Reggiano, dei cappelletti. delle tagliatelle e dei tortelli, del riso, dei salumi e delle carni suine. Non necessariamente passando per Oscar Farinetti, che pure sta pensando a come rilanciare la sua creatura boccheggiante. D'accordo, non è la prima volta che lo scriviamo: ma continuiamo a considerarla l'occasione per dare la sveglia a una città assopita nel proprio declino.