Sono stati rinviati, si apprende dai quotidiani, i lavori diretti a trasformare in due microaree il campo dei nomadi Sinti dietro la piscina. Il motivo per cui è lì, è noto: li sistemiamo provvisoriamente in quell’area di proprietà comunale, si disse. fino a che non troveremo due lotti di terreno, uno per famiglia, dove trasferirli del tutto. I lotti in questione erano elettoralmente scomodi da trovare per le note ragioni. E poiché c’erano a disposizione i soldi della Regione, la furbata è stata: ma lasciamoli lì, esattamente allo stesso posto; tiriamo una siepe, ci ricaviamo due ingressi separati, dividiamo le utenze, le chiamiamo “microaree” anziché “campo nomadi”, presentando poi il conto alle autorità regionali. Tutto perfettamente in lingua italiana: trasformata la forma in sostanza e presi i soldi pubblici. Peccato solo che un angolo residenziale – nomadi o no, non c’entrano gli abitanti, ma la funzione – in quella posizione ci stia come i cavoli a merenda e rappresenti uno schiaffo alla pianificazione del territorio. Non tutti i rinvii vengono per nuocere: e se ci ripensassero? Fa davvero riflettere il coro unanime di consensi che ha accompagnato in questi giorni la notizia di multe comminate dai Carabinieri a due parcheggiatori abusivi che agivano davanti al Poliambulatorio e a cittadini che si liberavano dei rifiuti nei cestini dei parchi. Perché quel coro sottolinea l’eccezionalità di un evento che dovrebbe invece essere la norma. Così come rientra nelle eccezioni che se ne debbano occupare i militari dell’Arma, quando l’osservanza del Regolamento di polizia urbana dovrebbe spettare in primo luogo alla Polizia locale. Veniamo a cose più auguste. La designazione di Mario Delpini ad Arcivescovo di Milano fa finalmente giustizia delle voci diffuse circa una candidatura, fra le altre, di monsignor Francesco Cavina alla cattedra che è stata del cardinal Martini. Le voci, diffuse a metà giugno dal quotidiano la Stampa, riprese anche in sede locale e motivate con il successo della visita del Pontefice in città, hanno finito per danneggiare il Vescovo di Carpi, se mai avesse nutrito davvero l’ambizione. Siamo portati a escluderlo, se è vero che – stando almeno alla frase tra virgolette che parrebbe attribuita a papa Francesco – il criterio che lo guida nella scelta di un Vescovo è: “Pastore con l’odore delle pecore”. Proprio così: odore
12 Luglio 2017
Settegiorni
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