Settegiorni

“Avevi aperto la parentesi? Chiudila!”: immortale Totò nella sequenza cult della dettatura della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina” (1956). Vuole essere solo un ricordo nel cinquantenario della scomparsa del principe Antonio De Curtis. Le giovani generazioni che non lo hanno conosciuto potranno fregiarsi di Checco Zalone, certo: ma i tratti psicologici sottolineati dal comico pugliese si fermano al costume italico, quelli che rappresentava Totò appartengono alla condizione umana. Splendido anche il ritratto di quel pezzo di Emilia che fa da sfondo alla caccia al latitante Igor (o come diavolo si chiama) rilasciato da Pupi Avati a Repubblica dell’11 aprile: “La zona più terribile, meno abitata, meno ospitale, più misteriosa, più inquietante e spaventevole della regione”. Non poteva che andare a nascondersi lì, insomma, fra nebbie e canneti, mica nell’Emilia “rassicurante e soleggiata”, tutta “un continuum di strutture, capannoni, svincoli autostradali”. Veniamo a Carpi, che è in questa seconda Emilia, con qualche rimpianto per la prima, almeno sotto il profilo paesaggistico. Per mettere la firma sotto la richiesta del referendum che chiede al Comune di Carpi di non vendere azioni di Aimag e di non effettuare operazioni di incorporazione o fusione societaria occorre farsi forza e superare tre scogli. Il primo, il meno rilevante, è che il quesito, legittimo, blocca di fatto non solo la vendita a Hera, ma anche altre strategie societarie che potrebbero risultare utili ad Aimag. Il secondo si lega a qualche semplificazione terroristica di troppo uscita dai banchetti, del tipo “Si firma per impedire che l’acqua venga data ai privati”. Il terzo è l’idiosincrasia verso l’uso dello strumento referendario che chiama i cittadini a scelte che sarebbero da lasciare a chi è stato eletto per farle e che in democrazia ne deve poi rispondere. Quando però i decisori non decidono, impigliati in una ragnatela di campanilismi, calcoli e rivalità personali o correntizi, paura della responsabilità e relativo scarico sul ministro Madia, attesa di ordini dall’alto per non restare con il cerino in mano, una frustata dall’opinione pubblica può solo far bene. E allora vale la pena mettercela, una firma.

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