Ma che campagna è

di Vanel Salati

Tra gli anni Ottanta e Novanta  del secolo scorso, gli allora pochi  frequentatori del Secchia cacciatori  e pescatori, definivano “Vietnam“  quel lembo di golena poco coltivato,  rustico e selvatico tra Sozzigalli e  San Martino Secchia. Ci è voluto un  po’, ma oggi l’uomo può orgogliosamente  dire, di aver avuto ragione  anche di questo lembo di macchia,  come di quasi tutti gli altri. Dentro  le golene il terreno è livellato come  un bigliardo e tutto coltivato. Impegnati  come eravamo nel suggerire  all’Africa, all’America Latina, all’Amazzonia  di contenere i disboscamenti  nei rispettivi territori, ci siamo  distratti al punto da non accorgerci  che si stava creando il deserto  nel nostro, di territorio.  Complice il cambiamento climatico,  il deserto non avanza solamente  nel sud Italia ma anche nella nostra  pianura. Per averne conferma  basta guardarsi intorno. Abbiamo  città surriscaldate e inquinate oltre  i limiti, dove si continuano ad abbattere  piante e a favorire l’espansione  urbana con altre colate di cemento,  sottraendo terreno all’agricoltura. E  poi abbiamo campagne desertificate  e avvelenate da un mix di antiparassitari  ed erbicidi come l’ormai  famosissimo Glifosate, sostanze  che poi ci ritroviamo nelle acque di  superfice, in quasi tutti i cibi: bene  non fanno di certo, come ci ammoniscono  dall’Istituto Ramazzini di  Bologna. 

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