il Vescovo, l'Onorevole, la deriva eutanasica e la vita che non c'è più

di Florio Magnanini

Ma quale scatenamento di dibattiti… E’ stato un quotidiano locale che, nel riportare il recente intervento del Vescovo di Carpi sulle cure palliative e il disegno di legge sul testamento biologico, ha inventato chissà quale, aperto e approfondito confronto in città sul tema. Quando, alla fine, la sola voce che si è sollevata è stata quella della parlamentare modenese dl Pd, Giuditta Pini, che ha rivendicato, in parziale disaccordo con la definizione di “falsa compassione” data da monsignor Cavina della eutanasia, la possibilità per ciascuno “…di affrontare consapevolmente ogni percorso terapeutico, attraverso un uso responsabile e uniforme, a livello nazionale del consenso informato”. In sostanza, ha aggiunto l’onorevole Pini, “…vogliamo tutelare il personale medico e sanitario per aiutarlo ad affrontare quel percorso e vogliamo fare in modo che le volontà di ognuno di noi siano rispettate con la conferma o la revoca del consenso, oltre che attraverso la possibilità di stilare un testamento biologico”.

Quella della deputata modenese ci pare una puntualizzazione quanto meno opportuna e tempestiva, per evitare che la solita pax catholica intervenga a seppellire l’argomento sotto uno strato di senso comune, proprio mentre la maggioranza degli Italiani (53 per cento, secondo una ricerca di Ip Marketing pubblicata dal Resto del Carlino) ritiene che un Paese moderno debba lasciare liberi i cittadini di decidere sulla pratica dell’eutanasia, quando addirittura non pensi (e qui la percentuale sale al 56 per cento) che una legge non serva, trattandosi di una questione di natura sostanzialmente etica.

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