Il misterioso caso del micetto puffoso

Quando, circa un anno e mezzo fa, in netto ritardo rispetto alla media nazionale, ho iniziato ad usare Facebook, ero completamente inesperta e inconsapevole, non avevo la più pallida idea di come si utilizzasse, di cosa evitare, di come interagire. Era, per me, un mondo completamente nuovo. Dopo pochissimi giorni dalla mia iscrizione, mi arrivò una richiesta di amicizia da un tale che, per motivi di privacy, chiamerò CS. CS era un tizio che avevo conosciuto diversi anni fa, un amico del mio ex titolare e uno che, per un periodo, aveva seriamente rischiato di diventare il mio datore di lavoro.

Avevamo sostenuto diversi colloqui conoscitivi e pensavamo potesse nascere una collaborazione. Poi, in realtà, le nostre strade non riuscirono a incrociarsi e le nostre vite lavorative presero due pieghe differenti.

Lui era il tipico sborone riccastro: sui 40, dirigente di un’azienda piccola ma ben avviata, guidava macchinoni tedeschi e indossava polo Ralph Lauren. Era lievemente altezzoso ma di quell’altezzosità non fastidiosa, non bavosa: lo definirei piuttosto uno che nella vita ha raggiunto presto una buona condizione e se la gode. Uno sborone che fa sorridere. Uno sborone simpatico.

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€ Abbonati