Idiota al volante, pericolo...

Non si direbbe, ma la parola “idiota”, che in italiano ricopre funzione sia di sostantivo che di aggettivo, ha origini nobili. Viene dal greco. Nella lingua ellenica antica “idiota” (a essere precisi idiotès) era infatti considerato e definito l’individuo incapace di occuparsi delle cose pubbliche, di sottrarsi all’egoismo, in sostanza di proiettarsi al di fuori della dimensione privata e degli interessi immediati.

Proprio sulla base di questa onorevole etimologia mi pare di poter affermare senza rischiare insulti o denunce, ma anzi con un pizzico di compiacimento, che “idiota” è il (colto) termine che meglio si addice a classificare la tipologia di automobilista oggi in prepotente ascesa e diffusione. Sia chiaro da subito che, con questa premessa, non si vuole qui distinguere fra automobilisti probi e automobilisti degeneri, tra buoni e cattivi, ma piuttosto indicare una tendenza – quella all’idiotismo – caratteristica, chi più chi meno, di tutti coloro che si trovano, con frequenza variabile, a ricoprire il ruolo di conducenti d’auto.

L’aumento e il perfezionamento delle dotazioni tecnologiche, nonché la crescente tendenza a concepire l’interno dell’auto di proprietà come una sorta di rifugio nucleare, costantemente protetto dall’esterno (anche, grazie all’aria condizionata, nelle stagioni di massima calura), hanno infatti trasformato l’automobilista caciarone e dialogico di un tempo in un individuo sostanzialmente autoreferenziale, chiuso a guscio fra le proprie lamiere, qualcosa che assomiglia molto di più al pilota di un sommergibile che non al cocchiere di un mezzo di superficie. Un idiota, sostanzialmente.

L’ultimo fattore che ha contribuito all’idiotizzazione di uomini e donne al volante è stato naturalmente lo smartphone, di cui l’automobilista, in quanto idiota (sempre in senso etimologico), tende a fare largo uso, un po’ perché ritiene, erroneamente, che i telefoni di ultima generazione, in quanto iper-tecnologici, siano di facile uso (quando l’evidenza detta evidentemente il contrario), un po’ perché le prestazioni delle automobili appaiono sempre migliori, più efficaci, a partire dalle mirabolanti performance degli impianti frenanti (o, addirittura, di rilevazione computerizzata di ostacoli). 

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