Caro Richard, ti scrivo

Caro Richard Tiffany Gere, meglio e più semplicemente conosciuto come Richard Gere, perdona il modo inusuale, ma non avendo a disposizione tuoi recapiti, ho pensato di inviarti una lettera – breve, lo prometto – a mezzo stampa, confidando nella possibilità che, complice un fax o il web, il suo contenuto, in qualche modo, ti arrivi.

 

Mi chiamo Giuliano, vivo a Carpi, una cittadina del centro-nord Italia che non mi illudo tu conosca, malgrado i numerosi viaggi, per lavoro, per impegno e per diletto, che hanno costellato la tua vita. Ti dico subito, a scanso di equivoci, che non sono né un tuo ammiratore, né un detrattore. Ammiratori maschi, caro Richard, almeno dichiarati, ne hai sempre avuti pochi, perché, come sicuramente ben sai, per anni e anni giovani e adulti di mezzo mondo, compresi quelli del mio paese, sono vissuti nell’incubo del confronto con la tua tetragona e oggettiva bellezza (tanto è vero che, ai tempi della mia adolescenza, dopo “Ufficiale e gentiluomo”, per intenderci, quando qualcuno voleva minimizzare sulle proprie pretese di conquista in campo femminile se ne usciva regolarmente con l’auto-assolutorio “oh, non sono mica Richard Gere!”).

 

Non ti sono, però, nemmeno ostile. L’invidia è una brutta bestia, e sai bene che in giro c’è parecchia gente che non perdona né agli uomini né alle donne una qualità che è solo in parte innata, la bellezza. E tu bello sei stato, anzi, te lo dico sinceramente dopo aver fatto un excursus sulle foto degli ultimi mesi che ti ritraggono, bello lo sei ancora, se penso a come sei tu e a come mi immagino io a sessantasette anni mi viene un mezzo groppo alla gola. Davvero, in ogni caso, nessuna acredine nei tuoi confronti, anche se ovviamente fai parte di quella categoria di icone dello star system che rendono comparativamente difficile la vita – relazionale, sentimentale, seduttoria – a tutti noi banali bipedi (io avevo una fidanzata, quando è uscito “Pretty woman”, che non me lo diceva, ma si capiva bene che avrebbe preteso le stesse attenzioni e gli stessi slanci, anche economici, del tuo personaggio Edward Lewis). 

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