Imola (Metacarpi del 28 giugno 2018)

Anche Imola fa settantamila abitanti. Anche a  Imola il Pd, in tutte le sue ex formule, governava  da più di settant’anni. Anche a Imola avevano  la sensazione di “...vivere in una città in cui tutto  sommato si sta bene”, come ripetevano qualche sera fa  i pochi presenti a un incontro con Enrico Campedelli.  La roccaforte è caduta e molti prevedono, sperano  o temono che lo stesso avvenga a Carpi da qui a un  anno. Si ha un bel dire, aggrappandosi all’affluenza alle  urne della metà degli elettori, che vince un “populismo  senza popolo”. Il punto è capire se qualcuno  riuscirà a dare una rappresentanza all’altra metà o se  limitarsi ad aspettare gli errori altrui. Questo chiama  in causa il Pd e il suo stato comatoso. Aggravato, a  Carpi, da una divisione sorda, livorosa, ipocritamente  dissimulata tra il Sindaco e l’aspirante tale, espressi  dalle stesse file. In altre epoche, attivisti, militanti, segretari  di circolo avrebbero chiesto un congresso che  selezionasse il candidato, dando all’altro l’alternativa  del sostegno o della fuoruscita. Oggi dormono anche  loro. O, forse, non ci sono più. 

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