Humour, rubrica Metacarpi

Arrivati alla fine, vien da chiedersi quale sia  stato il connotato principale, per Carpi,  dell’anno che se ne va. Scelta decisamente  complicata, data la miriade di eventi, grandi e piccoli,  belli e brutti di questo 2017, dalla gioia per la  visita del Papa all’angoscia della notte dei bus, per  fare solo due esempi opposti. A ben vedere, però, c’è  un denominatore comune nel quale ci pare si condensi  lo spirito collettivo di questi dodici mesi. Ed  è la scomparsa dell’ironia. Per dire, il rancore al posto  del buonumore, la tristezza invece del sorriso,  il livore anziché l’amicizia. Si dirà: c’è poco da sorridere,  dati i tempi. Nella Carpi di sessant’anni fa,  però, non ancora benestante e molto proletaria in  diverse vie del centro, uscivano per le Feste numeri  unici satirici in vernacolo dove si coglieva il senso di  una comunità che si conosceva e sapeva sorridere di  sé. Ora siamo solo parte dell’Italia intristita, livida e  incattivita ritratta dall’Istat. Provare a staccarcene  parrebbe un buon proposito per l’anno che verrà.  Auguri a tutti e arrivederci all’11 gennaio 2018.  

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