l'insegnamento mai appreso: due racconti legati alla

Il 17 marzo a Rovereto, come ogni anno si ricorda la storica battaglia di Rovereto e la cosiddetta ''strage degli intellettuali''. Al di là del racconto ormai noto, mi sono sempre rimasti impressi due avvenimenti particolari legati a quei fatti. A seguito dell'attentato dove morirono due soldati tedeschi e che fu all'origine della battaglia, i nazi-fascisti fecero una rappresaglia, raccolsero di notte lungo le strade e nei paesi vicini dieci cittadini e li fucilarono davanti alla Chiesa di Rovereto.

Una scena agghiacciante si presentò alle prime luci dell'alba: padre e figlio abbracciati... Uno di loro, evitate le fucilate, si buttò sotto e prese il colpo di grazia che lo ferì gravemente. Riuscì tuttavia a trascinarsi nelle golene del fiume Secchia che dista poche centinaia di metri e si nascose. La signorina Bruna Neri, venuta a conoscenza del fatto, corse nel greto del fiume per portare soccorso. Trovò il ferito, coperto di sangue, corse a casa, prese bende e vestiti una coperta e del cognac per riscaldarlo, lo medicò. Mentre ormai albeggiava, dall'altra sponda del fiume un uomo le fece dei segnali: lei si senti perduta, pensando alle gravi conseguenze se fosse stata scoperta. Ma fortunatamente si trattava del cognato del ferito, avvisato di quanto accaduto: e insieme lo portarono in macchina a Rovereto e da lì, attraversato il Secchia sul ponte di barche esistente all'epoca, all'ospedale di Mirandola dove morì dopo un mese. L'amore vinse, in quella circostanza: si portò soccorso senza chiedere a nessuno chi fosse e a quale fazione appartenesse.

L'altro episodio: una domenica mattina, nel 2010, mi sono recato alla Messa in Chiesa a Rovereto. Dopo la commemorazione della battaglia, al termine della celebrazione, un signore, alto, massiccio, rosso di capelli e con barba, va all'ambone e dice ''Sono un pastore protestante tedesco e sono il figlio di uno dei soldati tedeschi uccisi a Rovereto, io avevo quattro anni, la mia mamma, dai racconti di un compagno del papà, mi ha raccontato l'episodio. Non sono mai riuscito a venire, mi sono sempre fermato alla frontiera. Oggi, dopo tanti anni, sono qui a cercare la tomba di mio padre e a parlare di pace''. Un brivido percorse la Chiesa. Poi, due ex partigiani lo accompagnarono in un campo, dove presumibilmente erano stati sotterrati i due militari e la loro camionetta. Andammo a pranzo, ci salutò con le lacrime agli occhi, stringendosi in un abbraccio ai due ex partigiani e ringraziando per l'accoglienza. Anche quella volta l'amore aveva trionfato. A vedere oggi i reportage dai vari scenari di guerra, con massacri, dolore  e sofferenze, viene da porsi la domanda: ''Ma la storia non ci ha insegnato nulla?''.