Il rinnovamento della fede come pilastro contro le insicurezze del presente

La storia che stiamo vivendo è piena di avvenimenti mondiali che, spostando uno degli elementi che la esprimono, presenta un quadro diverso che varia continuamente fra luci e ombre che si rincorrono creando una situazione sempre diversa e di difficile interpretazione: i famosi ''segni dei tempi”. Ne deriva uno stato d'animo poco sicuro rispetto all'avvenire che si presenta nell'impossibilità di un programma concreto per il futuro. Ciò spiega molte cose: dalla gioventù particolarmente in crisi, però con tantissima disponibilità alla solidarietà (si è visto anche con l'alluvione in Romagna), alla instabilità della politica, che sembra andare a destra per avere sicurezze effimere, in tutti gli ambiti  locali, nazionali, internazionali; dalla svalutazione di valori umani comuni a tutti (a livello di crudeltà, vedi le guerre); alla paura del futuro pieno di sorprese. Inoltre l'incertezza, le depressioni in aumento di certe malattie, come purtroppo i suicidi. Le differenze profonde delle diverse generazioni e quindi la stabilità sociale messa in discussione.

Tutto questo e molto altro crea problemi anche in ordine alla vita religiosa sia sul piano comunitario che individuale. Ovviamente non tralascio il tanto bene che c'è nel mondo, l'amore per coloro che soffrono e la solidarietà fraterna. Papa Francesco ha lanciato la riforma della Chiesa attraverso il Sinodo che sta creando un movimento di pensiero, atti e comportamenti che possono mettere tutti i cristiani in grado di rinnovarsi in spirito di verità nei modi più diversi. L'importante è che ciascuno faccia la sua parte, cioè si senta chiamare in causa come battezzato e si metta in discussione. Non basta il richiamo generico alla fede. L'importante è che nella vita di ogni giorno ci sia l'impegno di testimonianza autentica nei fatti in coerenza con le indicazioni evangeliche di fondo che sostengono la prassi reale nel quotidiano. C'è infatti un grande debito come cristiani in questa direzione per cui occorre attingere alle riserve di speranza che sostengono la fede in tutte le sue manifestazioni nella vita reale.

 Altra riflessione riguarda il fatto che la situazione nei vari continenti e anche Stati sono troppo diverse perché si possa pensare a soluzioni uguali per tutti. Occorrerà un ampio decentramento dei poteri a cui la Chiesa monolitica non è abituata, per cui si renderà necessario un pluralismo di forme di grande respiro riconoscendo alle Conferenze episcopali poteri che a loro spettano di diritto in base alla collegialità. Occorrerà una pluralità anche di soluzioni organizzative anche se orientate a una finalità unica. Infine voglio invitare a pregare intensamente per la pace e sopratutto per il tentativo che il cardinal Zuppi sta per intraprendere su incarico del Papa, unico vero sostenitore della Pace.