Una lettera di Giorgio Verrini: il prossimo nuovo ospedale di Carpi sia progettato con stanze singole

Da Giorgio Verrini, già medico urologo al Ramazzini e ora in pensione, riceviamo e pubblichiamo:

«Alcune considerazioni e suggerimenti in vista della edificazione del Nuovo Ospedale di Carpi in sostituzione del attuale Ospedale Ramazzini che ormai compie cento anni. Invero di questo nuovo ospedale si sa poco e si parla ancor meno, brutto segno se si considera il periodo pre elettorale in cui siamo immersi. Si potrebbe iniziare col dire che l’“Ospedale” è essenzialmente un grande contenitore sociale dove convivono simultaneamente tre categorie di persone: gli ammalati, i parenti degli ammalati ed il personale medico e paramedico. E tutto questo deve durare per decenni con la conseguente necessità se non di previsione, almeno di flessibilità ed adattabilità a cambiamenti sociali probabili, ad evoluzioni tecnologiche sicure ed eventi calamitosi sempre dietro l’angolo (pandemie  e catastrofi idrogeologiche). segue

Partirei quindi da un aspetto ,tra i tanti, di particolare importanza per gli ospedali e cioè le stanze di degenza che dovrebbero essere singole con un secondo letto per eventuale accompagnatore  famigliare, considerando, e questo è un piccolo esempio di flessibilità, che questo secondo letto possa essere utilizzato in caso di maxiemergenze. La stanza singola può assicurare il rispetto della privacy e prevenire le infezioni: dormire e soffrire accanto ad estranei, parlare anche di questioni delicate nelle comuni fasce orario di visita non è piacevole né dignitoso. La presenza di propri cari, possibile continuativamente solo in stanza singola, porterebbe ad uno sgravio di lavoro per il personale infermieristico, occupandosi di alcune semplici attività assistenziali come aiutare il paziente a mangiare, spostarsi nel letto, eccetera. Inoltre non dimentichiamo che gli anziani, spesso con problemi di più o meno grave demenza, traggono enorme beneficio dalla presenza di propri cari, quando invece peggiorano in presenza di estranei e al di fuori dell’ambiente domestico. Dieci anni fa il grande Umberto Veronesi affermava la necessità di avere ospedali che possano garantire una stanza singola ad ogni ammalato e la possiblità di ricevere i propri cari per tutto il giorno: anche questo è etica, anche questo serve per guarire.

Non si tratta solo di etica e privacy ma anche di necessità Sanitarie con la S maiuscola e cioè il controllo delle infezioni: l’Italia fra i tanti record ha anche quello del numero di morti da infezioni da germi resistenti, 11 mila/anno contro un totale in Europa di 33 mila/ anno (dati pre Covid). Durante la pandemia una importante fonte di diffusione del contagio sono stati gli ospedali per la ineludibile folla di ammalati costretti a respirare la stessa aria per 24 ore: l’isolamento da altri soggetti è la prima regola per ridurre e prevenire le infezioni. Anche l’Oms considera l’edilizia ospedaliera un cardine della prevenzione di infezioni e/o pandemie e in una pubblicazione del 2023 (Hospital of the future-A technical brief on re thinking the architecture of hospital) suggerisce come soluzione le stanze singole. Quindi non si tratta solo di: stanza singola uguale comfort alberghiero, cioè di un lusso che se proprio uno lo vuole se lo paga! Come ho cercato di spiegare la stanza singola per la degenza ospedaliera è un segno di dignità e modernità come attestato anche dai tanti nosocomi recentemente costruiti in Europa e spero anche come accadrà al nostro futuro Ospedale di Carpi».