Una Cinquecento color amaranto

Sì, la mia macchina mi dà ancora molte soddisfazioni nonostante il numero molto, ma molto elevato di chilometri percorsi. Qualche esperto meccanico dice che queste macchine qui hanno una vita potenzialmente molto lunga e possono durare tantissimi chilometri per il motore robusto. Certo ci possono essere inconvenienti al resto degli apparati, ma, giuro, la farò aggiustare, non ne trovo una come lei.

Spaziosa, più dentro che fuori, parsimoniosa che, anche se vecchia, si fa molti chilometri con un litro di gasolio. Poi luminosa che, se ti giri indietro non hai bisogno dei sensori di parcheggio come le macchine di oggi che non vedi nulla e ti sembra di essere insaccato. Come da tradizione di famiglia la mia macchina non è apprezzata per la linea moderna o per gli accessori.

Al tempo della famiglia numerosa la macchina era valutata per il numero di persone che riusciva a portare in giro e anche per la funzione mista che la faceva essere anche un furgoncino. Pagavano la tassa per il tagliando da esporre con la E poi ci lavoravano.

Ai tempi di mio padre la macchina serviva per portare in giro cappelli oppure gonne plissettate e poi, la domenica, la famiglia a spasso. Così si ricordano vetture mitiche. Quella Fiat tagliata a pick up col telo dietro, poi il pulmino ottocentocinquanta non so se prima o dopo l’Alfaromeo furgone che metteva e toglieva il divanetto dietro.

C’era, prima, la familiare giardinetta Fiat, quella con le finiture in legno che ci aveva portato per la prima volta a Ischia senza Autostrada del Sole.

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