Suicidi

“Ehi, ma cosa diavolo…”, sbottò all’improvviso un ciclista, vedendo la scena dalla strada. “Non è possibile…”, disse incredulo il collega, dopo aver accostato. Uno dopo l’altro i turisti si accalcavano sul terrazzo panoramico e osservavano impietriti. “Non farlo”, gridò una ragazza, prima di nascondersi tra le braccia del fidanzato. “Per me, si butta” aggiunse sconsolato un signore col cappello di paglia. “No, ti prego”, supplicò la moglie, coprendosi il viso con le mani. “Resta con noi”, disse un ragazzo con la voce rotta dalla commozione.  “Abbiamo bisogno di te”, aggiunse la signora di fianco a lui. “Qualcuno lo fermi, santo Dio”, si disperava un anziano. “Come faremo, quando non ci sarà più?”, si chiedeva un bambino guardando la madre. “Non lasciarci”, sussurrò uno dei ciclisti scuotendo il capo. Era tutto così assurdo. La gente, asciugandosi le lacrime, fissava l’orizzonte sbigottita e impotente: nonostante le preghiere accorate, tutto lasciava presagire che le speranze di un dietro-front fossero ormai vane e quel folle disegno si sarebbe realizzato. Fu una questione di attimi, in effetti: proseguendo il suo percorso suicida, il sole si inabissò lentamente, facendosi inghiottire, ancora una volta, dal mare.

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