di Lucia Freda
Imperocchè dovete sapere che in questo XXI secolo impera la tecnologia: i-pod, i-pad, tablet, smartphone, internet, etc.., tutti appellativi misteriosi o quantomeno enigmatici per chi di tecnologia ne mastica poco. E, a dir il vero, non ne ha la menoma voglia né di masticarla, né tantomeno di ingurgitarla, perché vuole essere libero di alimentarsi a suo piacimento, scegliendo e non essendo scelto per eludere la solitudine. E gli esseri umani aborriscono la solitudine. E allora tutti che si industriano a comunicare o a scomunicare utilizzando gli ultimi ritrovati della moderna tecnica. E tutti sono sempre più soli.
TECNOLOGIA: ebbene io domino, ergo sono. E valgo. Tutta la libertà umana è in mio potere. Cosa voglio di più? Posso spiare chiunque, sapere dove sono, con chi sono ed esercitare su di loro una sorta di deferenza o meglio di paura. Per chi, come il genere umano vive di paura e/o di riservatezza, il mio esercizio quotidiano diventa assillo.
Ebbene, io sono una voyeur. Mi piace spiare, godo nel vedere gli uomini muoversi credendo di essere liberi, mentre io li tengo monitorati e intimoriti. Per chi chiaramente è consapevole del mio potere. Oltre ogni misura e oltre ogni limite. Sì, perché io non ho limiti, in quanto tutto posso, avendo come potente alleato il danaro, il valore che veicola non solo tutti i disvalori, ma anche tutte le angosce umane. Poveri inconsapevoli della loro moderna schiavitù!
GENERE UMANO (disincantato): ma i tempi si accorciano e le distanze diventano infinitesimali, come le insicurezze umane. Distanti anni luce dalla vicinanza vera, quella fatta di sguardi, di sorrisi, di gesti, di parole respirate o sussurrate o urlate, ma pur tuttavia vive, e non virtuali, quelle parole vuote e algide che nascondono le emozioni e che ti consentono, se sei bravo, di manipolare e/o di essere manipolato da chi usa il linguaggio in modo più o meno convenzionale , quindi vuoto di autenticità, ma tanto ricco di virtuosismi estetici, di artifici retorici, di ricchezze lambiccate e di esornativi lessicali. L’aggettivazione abbonda, nei messaggi e nelle e-mail, così come la falsa cortesia. E tutti, anche i perfetti sconosciuti ti augurano la buona serata, il buon w.e. ( week-end), anche se poi il tuo w.e. è fatto di lavoro che ti porti a casa, perché l’e-mail incalza ed esige l’immediatezza, quasi in tempo reale. E se uno volesse starsene zitto? Dall’altra parte si fantastica, si gioca di sogni e/o di risposte mancate come di un diniego. E se io volessi negarmi? Sono forse obbligata a interagire sempre così tempestivamente?
La risposta è sì. Sì. Sei obbligata. Pena l’esclusione dal gioco comunicativo. Un gioco con regole imposte dalla tecnologia.
Non mi piace questo gioco.
Io voglio giocare a un gioco le cui regole vengono inventate ora dall’uno ora dall’altro.
Cinquanta e cinquanta.
O sessanta e quaranta.
Dipende.
E se dipende significa che ci si può mettere in gioco con l’altro e stabilire di volta in volta le regole.
Condizionate dalla relazione e/o dall’umore.
Con la tecnologia, le regole sono imposte.
Sempre.
Incondizionatamente.
Non mi sta bene.
Io non gioco.
Io invento un altro gioco.
Ma la tecnologia è prepotente e come tutti i prepotenti vuole sempre vincere.
Allora, sai cosa faccio io?
Se mi fa arrabbiare, la sfrutto e strumentalizzo il suo potere.
A mio vantaggio.
Sfrutto il suo potere seduttivo, per crearmi uno spazio tutto mio sul pc.
Il mio pc è la vecchia macchina da scrivere.
Ma più veloce e più efficace.
Ecco, così mi piace.
E gli amici?
Li invito a cena, a casa, perché anche il ristorante più lussuoso è anonimo e le anime si confondono, che per carità va benissimo se vuoi confonderti o confondere, ma non si attaglia alle situazioni più confidenziali e affettive.
Li invito o lascio che mi invitino al cinema o a teatro o a una mostra fotografica o artistica che dir si voglia. O accetto una visita a una città d’arte o a un luogo di culto.
E che dire di una bella passeggiata in mezzo alla natura?
Tra gli abeti e i sempre verdi, nei giardini fioriti e profumati di mille incensi, in riva al mare tra la risacca e le risate.
E poi gioco.
Al gioco dell’amore.
Con chi so io.
E solo lui/lei.
E per quanto ci pare.
Senza WhatsApp, senza Skype, senza se e senza ma.
TECNOLOGIA: (un poco risentita). Sei sola e fuori dal gioco. Per questo parli così onesto!!!
GENERE UMANO: (trionfante). Sei vigliacca e temi troppo l’autenticità. Per questo il tuo gioco non mi appartiene. Sei falsa e anche codardamente convinta di non esserlo. Non mi piaci e io ti rifiuto. L’onestà intellettuale ed etica mi impone solamente di lasciarti continuare a giocare con chi o non è consapevole del tuo gioco o con chi subisce le tue regole o con chi ha paura, come te, della solitudine. Dominare significa questo: non accettare la sconfitta. E chiedere la rivincita. Ma tu non sai concedere, perché hai paura di te stessa.
O meglio, gli uomini che si lasciano guidare dall’impulso creativo ed esagerano, si auto-fagocitano.
Gli esseri umani sono stupidi