Il racconto del viaggio di Marzio Conte nelle isole a Nord e a Ovest della Scozia

Orcadi Ebridi e mari ventosi

di Marzio Conte

 

Terminiamo, con il servizio che segue, il racconto del viaggio di Marzio Conte, pensionato novese, nelle isole all’estremo nord della Scozia

 

SABATO 29 OTTOBRE:  KIRKWALL - ISOLE ORKNEY (Orcadi)

Mi sveglio, dopo una notte passata bene, in buona forma e di ottimo umore, come non ero certo ieri sera all’arrivo, dopo una traversata di sole cinque ore, ma molto problematica per le condizioni del mare. Ero salito sul ferry tranquillo e rilassato, senza capire che la sua partenza leggermente anticipata poteva dipendere da un meteo preoccupante, quindi mi sono lasciato ingolosire da costolette di pecora in un umido molto grasso, contornate da funghi e patate lessate. Usciti dal porto la nave ha cominciato decisamente a “ballare”, io mi sono messo tranquillo nell’angolo di un divano cercando di non pensare al cibo e di prendere sonno, anche con l’aiuto di due pastiglie. Il patatrac è successo quando al mio tavolo sono arrivati tre omoni con dei piatti di salsicce e patate fritte. Il solo odore mi ha fatto scattare verso i bagni, per evitare di trovarli poi occupati. Mi sono barricato in uno e ho passato quattro tra le ore più brutte della mia vita seduto sul water, un  sacchetto di carta in mano pronto al bisogno, la testa appoggiata al portarotolo della carta igienica, cercando di assopirmi, cosa che ogni tanto mi riusciva ma che durava poco, poiché venivo svegliato dai rumori, sgradevoli, provenienti dai servizi accanto, anch’essi molto frequentati. La cosa un po’ mi consolava: “mal comune mezzo gaudio”, ma non risolveva il mio problema né mi faceva stare meglio. Finalmente il movimento della nave è diminuito e l’attracco è avvenuto alle 23, al terminal di Kirkwall, capoluogo delle Orkney, le isole a metà strada tra Scozia e Shetland. Ho raggiunto il vicino centro in bus, quindi sono entrato in un hotel e ho contrattato a lungo, arrivando a concordare cinque notti a cinquanta sterline per notte in una bella camera con bagno, Tv, Free Internet e breakfast compresi: avrei ammortizzato la differenza di costo rispetto al mio budget con i breakfast… Dopo un risveglio tranquillo e l’abbondante colazione, mi dirigo in centro paese: piccolino (6 mila abitanti circa) e molto “inglese”: case basse dai colori sui toni del grigio e forme austere. Dopo il solito back coffee di quasi mezzo litro mi sento ancora un po’ stanco e vorrei tornare in hotel, ma passando dalla stazione dei bus ne trovo uno in partenza per St. Margareth Hope, isola di South Ronaldsay, collegata alla Mainland dove mi trovo da una strada che corre sopra le Churchill Barriers, gli sbarramenti fatti costruire dal famoso Primo ministro con grossi blocchi di cemento per chiudere gli accessi orientali a Scapa Flow, la baia tradizionale sede della Royal Navy, dopo che un U-boot tedesco aveva violato i precedenti sbarramenti, formati da vecchi scafi affondati, facendo colare a picco la corazzata Royal Oak e provocando oltre ottocento vittime fra i marinai inglesi. Arrivo a St.Margareth Hope, paesino molto grazioso che ha mantenuto una atmosfera vintage: un negozio che vende un po’ di tutto, un minuscolo hotel e villette di pietra grigia, con graziosi giardini, sui fianchi di una bassa collina; in basso alcune casette, sempre grigie, affacciate su una stretta viuzza parallela alla costa,  ospitano alcune attività di artigianato locale. Gironzolo nel paesino deserto in attesa del bus per il ritorno: mi fermerò alla Italian Chapel, una chiesetta costruita nel 1943 dai soldati italiani fatti prigionieri in Africa e mandati lì, al campo 60, per costruire le Churchill Barriers. Nel tempo libero e utilizzando materiali di recupero, riuscirono a costruire questa graziosa cappella a sezione semicircolare, con la struttura esterna in fogli di lamiera, l’interno in stucco completamente affrescato e un bell’altare sovrastato da una “Madonna con Bambino” di pregevole fattura; ancora oggi è molto amata dagli isolani, che la considerano una vera testimonianza del “genio italico”. Rientro a Kirkwall e mi fiondo in albergo: per oggi sono soddisfatto così. Passo la domenica in giro per il paese: in centro attira la mia attenzione un vecchietto (avrà cinque anni più di me…) ben vestito e con una espressione mite e sorridente che raccoglie offerte da tutti i passanti: per ogni moneta ricevuta dà in cambio un piccolo fiore rosso. Dall’aspetto non mi sembra un mendicante, quindi indago: si tratta di uno dei volontari della campagna dello Scottish Poppy Appeal che raccoglie offerte per questo fondo patriottico di sostegno ai reduci e feriti di guerra e alle loro famiglie: il piccolo fiore rosso, che viene immediatamente posto sul bavero della giacca, è la attestazione dell’offerta e della adesione a questa campagna. Faccio anch’io una piccola offerta, ricevendo con un sorriso il piccolo fiore e mi immagino le polemiche e le discussioni che una campagna del genere susciterebbe da noi.  Per cena decido di affrontare la pizza da “Lucano”, ristorante italiano dove vengo servito da una cameriera rumena: la pizza non è di quelle per cui vale la pena tornare, ma se sei già lì… .

LUNEDI’ 31 OTTOBRE

Oggi ho deciso di andare a Stromness, cittadina all’estremità orientale della Mainland costruita a terrazze sul fianco di una collina che conserva una impronta di eleganza vintage e che denota la sua vocazione/ aspirazione turistica per l’elevato numero di strutture ricettive di ogni tipo, compreso un “Grand Hotel” affacciato sul porto. Mi sposto poi sull’isola di Hoy per visitare il Museo di Scapa Flow che contiene vecchi reperti bellici e meccanici, ma a me quello che interessa maggiormente è l’isola, una prateria come sempre senza alberi con i resti delle vecchie strutture della base militare e niente altro. Certo qui non si soffre per l’affollamento. Torno a Stromness e prendo il bus che fa il giro dell’isola: passo dagli importanti reperti archeologici che qui abbondano: il villaggio preistorico di Skara Brae, il meglio conservato del Nord Europa nonostante i suoi oltre cinquemila anni, il Brough of Birsay, vaste rovine vichinghe e gli adiacenti Earl’s Palace (palazzo del Conte) e Bishop’s Palace (palazzo del Vescovo) di Birsay. Appena tornato sulla A965, la strada da Kirkwall a Stromness dove le corse dei bus sono frequenti, scendo e mi dirigo a piedi verso gli Standing Stones of Stennes, quattro menhir di oltre cinque metri vicino al grande complesso di tombe di Maes Howe, a cui si accede solo con prenotazione e visite guidate. Proseguo lungo la stradina deserta attraverso la brughiera disabitata, mentre dall’erba fradicia e ormai gialla per l’imminente autunno si alza una leggera nebbiolina che sfuma tutti i contorni: penso che questo sia il paesaggio tipico del terrificante mastino di Baskerville e  immagino, in un contesto simile, il terrore nel vederlo apparire all’improvviso, ma mi riprendo immediatamente e proseguo verso il villaggio preistorico, ancora in fase di scavo, di  Ness of Brogdar, che vedo da fuori perché anch’esso chiuso, arrivando infine all’imponente Ring of Brogdar, un anello di menhir simile a Stonehenge formato all’origine da sessanta colonne, di cui oggi ne restano solo ventuno che però mantengono intatto, soprattutto al tramonto, il loro suggestivo fascino. Si sta facendo sera, torno verso la strada e rientro a Kirkwall in autostop, senza attendere il bus.

MARTEDI’ 31 OTTOBRE

Oggi la meta è The Gloup, un piccolo fiordo formato dall’erosione del mare che ha scavato sotto il terreno torboso fino a provocarne lo sprofondamento.  La giornata è estremamente variabile, con un’alternanza molto veloce di sole splendente e scrosci di acqua, che provocano nel cielo grigio dei coloratissimi arcobaleni. Per raggiungerlo devo fare un lungo percorso a piedi attraverso la solita brughiera ondulata in cui, a differenza delle Shetland dove c’erano solo ovini, pascolano anche grosse mandrie di bovini, probabilmente per un microclima meno rigido e una qualità di erba migliore che consentono il loro allevamento. Ben presto abbandono la strada ed avanzo sull’erba molle e fradicia di un viottolo fino al Gloup, poi torno rapidamente verso la fermata del bus: al pomeriggio c’è un solo bus per Kirkwall e se perdo quello… . Il panorama è al solito ampio e ondulato, con pascoli su cui si stagliano i mantelli colorati dei bovini, coste frastagliate e una sequenza di isole fino all’orizzonte. Ho già visto molte volte panorami simili ma riesco ancora a emozionarmi, a provare una sensazione di libertà: all’inizio la terra doveva essere più o meno così, ma con i dinosauri al posto delle vacche… Tornato a Kirkwall vedo, nella vetrina di un negozio, una foto in cui una gran massa di persone si azzuffa per un pallone di cuoio: è “The Ba”, un folle gioco in cui due squadre, gli Uppies e i Doonies, nei giorni di Natale e Capodanno si affrontano in una sfida senza regola alcuna: ogni team deve portare la palla dalla parte opposta della cittadina e la gara può durare delle ore, alimentata dai superalcoolici.

 

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