Accordo Comune eredi Crotti per un nuovo piano a Ovest

La proposta è quella di un “Accordo di programma”, strumento previsto dalla legge urbanistica regionale del 2000. Esso ammette che, fatti salvi gli obblighi di imparzialità amministrativa, di trasparenza e di parità di trattamento e nel rispetto dello strumento di pianificazione vigente, i Comuni possano concordare con soggetti privati forme di collaborazione per provvedimenti di assetto territoriale ritenuti di utilità pubblica. Si viene così a istituire una forma di collaborazione che, definiti tra pubblico e privato i rispettivi impegni e obiettivi, presenta il vantaggio di eliminare aggravi di procedure e di alleggerire i passaggi formali. Per quanto si ricordi, non è uno strumento al quale il Comune di Carpi abbia fatto spesso ricorso. Non sono stati molti, a pensarci bene, i soggetti che si siano fatti avanti per delineare interventi dettati sì da un interesse privato, ma capaci di proporre soluzioni che il Comune da solo non sarebbe mai riuscito ad affrontare. Uno però è venuto fuori: la società Dmr dei fratelli Daniele e Davide Crotti. Verrebbe da aggiungere: e non potevano che essere loro, i figli di Renato Crotti, evidentemente partecipi di quella capacità visionaria e della volontà di modernizzare il volto di Carpi che sono sempre appartenute al fondatore della Silan, insieme alla fiducia riposta nel progettista, l’ingegner Gian Battista Paltrinieri. Tutto è nato dalla decisione della Società di metter mano a quella strana isola spartitraffico residuale di 5 mila 584 metri quadrati che separa la corsia nord della tangenziale Bruno Losi dalla via Parmenide e che confina anche con il tratto della via Cattani immediatamente precedente la grande rotatoria prospiciente la zona direzionale dove sorgono il McDonald’s, Unieuro e il Giusto spirito. Lì dentro sorge il settecentesco casino Castellazzi: una villa padronale con un’abitazione rurale e un fienile che fanno insieme 874 metri quadrati di superficie edificata. Perduta da almeno quarant’anni la propria natura di insediamento rurale – basta un’occhiata alla foto aerea per capire il motivo – il complesso è andato degradando, fino a ridursi a rudere. Una prima richiesta della proprietà, risalente al luglio 2016, di trasferire la superficie utile del Casino in una nuova costruzione a destinazione commerciale da realizzare lì nei pressi era stata respinta dal Comune in quanto contrastante con l’attuale piano regolatore.

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