Sarà un derby in famiglia o la riproposizione del più classico dei conflitti che hanno accompagnato la Prima Repubblica, vale a dire il duello Dc-Pci? Dipenderà anche dai toni suggeriti dai diversi contesti storici. Ma il fatto significativo che a Carpi tutti gli ex Margherita siano confluiti sulla mozione congressuale di Matteo Renzi e tutti gli ex Pci-Pds-Ds, con poche eccezioni, su quella di Andrea Orlando fa pensare davvero che nulla sia cambiato nel Pd, anche dopo la fuoruscita dei dirigenti con più marcata impronta post-comunista come Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani e Vasco Errani. Il famoso incontro delle due anime, che non c’è mai stato, continuerà dunque a non esserci, sicché di fonte a qualsiasi problema, sia esso di rilevanza nazionale o locale, i giornali continueranno a uscire con la consueta titolazione: “Il Pd spaccato”. Sono le conclusioni alle quali si arriva a scrutare quanto sta avvenendo nel partito di maggioranza delle Terre d’Argine, nonché al governo del Paese, all’avvio della campagna congressuale che porterà le mozioni recanti il nome dell’ex premier e quello del Ministro guardasigilli a confrontarsi nelle riunioni di circolo fino al 2 aprile, dalle quali usciranno i delegati per la convenzione provinciale del 5 in vista di quella nazionale del 9, ultimo appuntamento prima delle primarie fissate per il 30 aprile. E non è detto che fra le pieghe della rappresentanza meridionale che costituisce un bel po’ della demografia cittadina, a qualcuno non venga in mente di dar vita a un comitato per Michele Emiliano. Ma seguiamo i nomi.
TUTTI GLI EX PC-DS-PDS DALLA PARTE DI ORLANDO Tutti gli ex Ds sono con Orlando, con alcune importanti eccezioni. E tutti gli ex Margherita ed ex Dc, questa volta senza eccezioni, stanno con Renzi. Nel comitato per il giovane pupillo di Giorgio Napolitano figurano Franco Morselli, Martina Aletti, Mirco Arletti, Alessio Bellelli, Gianni Bellesia, Lorena Bergianti, Davide Dalle Ave, Daniela Depietri, Mauro Dotti, Vanni Ficarelli, Delia Gibertoni, Franco Gozzi, Loredana Ligabue, Ermanno Losi, Mariella Lugli, Marino Malaguti, Marco Reggiani, Ivano Sabbatini, Gianni Sacchetti, Gianfranco Saetti, Marina Rossi, Diego Zanotti, Dario Zenoni, Caterina Bagni, Marco Baracchi, Federico Burani, Lisa Carretti, Angelo Flammia, Lauro Lugli, Federico Tardini e Cristina Zambelli. E con loro ci stanno tre sindaci su quattro (Alberto Bellelli, Luisa Turci e Roberto Solomita) delle Terre d’Argine. Come dire, in prevalenza antichi militanti comunisti insieme a giovani cresciuti nei Ds, qualcuno che alle primarie dominate da Renzi si era schierato con Giuseppe Civati e qualche battitore libero.
LA EX MARGHERITA AL GRAN COMPLETO RINFORZATA DA TOSI E CAMPEDELLI Giriamoci verso l’altra mozione e chi troviamo fra le truppe renziane? Praticamente la Margherita al gran completo, nei suoi circoli ex Ppi che nel 2014 si contrapposero, ma che qui troviamo in perfetta simbiosi con quello che allora fu il comitato elettorale di Roberto Arletti, rivale di Alberto Bellelli nella corsa a Sindaco. Due antropologie due ambienti cattolici un tempo “l’un contro l’altro armati”, nel nome di Renzi si sono in apparenza ricomposti. Vi compaiono dunque, coordinati da Simone Morelli, consiglieri passati e presenti e altre figure di area culturale cattolica ed ex popolare (Viola Baisi, Claudio Cavazzuti, Paolo Gelli, Corrado Corradi, Marc’Aurelio Santi), ma anche Stefano Zanoli, fra gli esponenti più rappresentativi di quella che un tempo era l’area vicina a Romano Prodi, oltre a Edoardo Patriarca, rimasto sempre prudentemente in bilico tra le due anime del cattolicesimo politico cittadino, Marco Bagnoli e il Sindaco di Campogalliano, Paola Guerzoni. Lo stesso Roberto Arletti, uscito sbattendo la porta dal gruppo Pd, potrebbe ritrovare qui il proprio posizionamento, in un partito che fosse governato dai renziani anche a Carpi.
CON RENZI QUELLI CHE SI ASPETTANO QUALCHE COSA Il dato più curioso è il movimento a senso unico di diversi ex Ds che vanno verso Renzi, senza che sia dato registrare alcun movimento in direzione opposta. Difficile capire che cosa abbia spinto invece Enrico Campedelli, Simone Tosi, Stefania Gasparini, Manuela Ghizzoni, Lorenzo Boni, Gianni Bassoli e Giovanni Taurasi ad abbandonare il filone storico culturale dal quale provengono e che avrebbe perfino potuto fare di alcuni di loro degli scissionisti, data la vicinanza a Errani e Bersani. Polizza su future collocazioni nella convinzione che l’ex premier sia il sicuro vincente? Effetto traino di qualche piccolo “cerchio magico” personale? O vera e propria conversione ai valori del renzismo? Possiamo solo dire che Manuela Ghizzoni, da parlamentare vicina a Dario Franceschini, ha proseguito nella direzione intrapresa da tempo. E che Simone Tosi, uno che ha cominciato a osteggiare Renzi già alla primarie del 2013 schierandosi con Civati, potrebbe aver dato un approdo alle tensioni che lo hanno vieppiù allontanato dal sindaco Bellelli. Quanto a Campedelli, che ha un fiuto innato, verrebbe da dire “doroteo” per capire da che parte spiri l’aria vincente, deve aver calcolato che il senso della legittimità di partito lo impersona più Renzi, almeno a livello nazionale dove lui colloca le proprie ambizioni.